DRAGHI E I SEPARATI IN CASA
Separati in casa. Come altro definire i rapporti fra il governo di Berlino, (in particolare il ministro delle Finanze Scheuble) e Mario Draghi?
Separati in casa. Come altro definire i rapporti fra il governo di Berlino, (in particolare il ministro delle Finanze Scheuble) e Mario Draghi?
“Se questa crisi va avanti così potrei essere costretto ad ammettere che l’euro è stata una cattiva idea”. Una frase così netta non è stata pronunciata dal solito esponente populista, come vengono definiti con arroganza dai soliti soloni.
Forse ci vorrebbe un commando Vulcaniano per salvare l’Europa. I Vulcaniani, per chi non lo ricordasse, sono i concittadini del signor Spock, l’extra-terrestre con le orecchie a punta e le sopracciglia affilate protagonista assoluto di Star Trek.
Massimo Baldi chiede al Pioniere: Se i 330 miliardi di Euro prestati alla Grecia sono serviti prevalentemente per trasformare le decine di miliardi di esposizione delle banche di Francia e Germania in debito pubblico, quali sono stati i reali aiuti all’economia greca?
Oggi a Bruxelles è morta la solidarietà europea e probabilmente anche l’idea di Europa come l’abbiamo immaginata finora. La Grecia, infatti, è stata trattata dai partner non come un compagno di viaggio ma come un tempo venivano considerati i Paesi Africani: ricattati e bastonati.
Il miracolo economico di Matteo Renzi ha prodotto la bellezza di 271 posti di lavoro in più. Nessuna ironia perché non siamo noi a dirlo ma lo stesso ministro del Lavoro.
Se ne sono accorti in pochi ma l’euro ha perso tutte le elezioni del 2015. Il voto referendario in Grecia di domenica è finito sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo.
Forse se ne sono accorti in pochi ma anche in Italia c’è una maggioranza anti-euro. Il fronte dato dalla somma di M5S (25%), Lega nord (20%), Fratelli d’Italia (4%), Sel, Civati, Fassina e Cofferati (al 3%) arriva al 52 per cento.
È giunto il momento di licenziare l’euro. Le ultime ore consegnano alle cronache, come prevedibile, un dialogo fra sordi. Da una parte il governo Tsipras che, dopo il risultato del referendum, ha irrigidito le posizioni: in gioco non c’è solamente il finanziamento del debito ma il tema della dignità nazionale ribadita dalla dichiarazione unanime dinanzi al Presidente della Repubblica.
La vittoria schiacciante del no al referendum avvicina il momento della resa dei conti all’interno dell’euro. Un successo meno significativo avrebbe consentito una soluzione di compromesso.