LA UE SCIVOLA SUI FAGIOLI
C’era una volta un sogno che si chiamava Europa. Un mercato unico, senza barriere, senza muri, senza dazi, con l’idea che il commercio avvicina le genti e le fa più ricche.
C’era una volta un sogno che si chiamava Europa. Un mercato unico, senza barriere, senza muri, senza dazi, con l’idea che il commercio avvicina le genti e le fa più ricche.
L’Italia deve andar via dall’Europa prima di essere trasformata in una colonia. Valéry Giscard d’Estaing, già Presidente francese e uno dei personaggi più attivi nel processo che ha portato all’euro, ha preso spunto dai festeggiamenti per i sessant’anni dell’Unione per fare una proposta indecente: prefigura un nuovo «patto» fra i Paesi fondatori della Cee (Francia, Germania, Italia, Belgio, Olanda e Lussemburgo) più Spagna, Portogallo e Austria.
Alla Banca d’Inghilterra è proibito, di questi tempi, far previsioni. Colpa della figuraccia rimediata lo scorso giugno, quando gli economisti più autorevoli, a partire dal governatore Mark Carney, avevano previsto tragedie e disastri se avesse prevalso la Brexit.
Lavoratori italiani, un passo avanti per favore. Si parla di voi. Buone notizie in arrivo? Neanche per idea. Siete infatti, tra i peggio pagati d’Europa.
Sabato l’Italia ha ospitato le celebrazioni per l’anniversario dei trattati di Roma di cui la Ue è l’espressione più recente. Sessant’anni portati male.
Tutti pronti: bicarbonato e Alka Seltzer per digerire la melassa che dovremo sorbirci per i prossimi due giorni. Domani a Roma si svolgeranno i festeggiamenti della fondazione dell’Europa Unita, che unita non è mai stata.
Jeroen Dijsselbloem, è un slavato economista, noto per il suo rigorismo filotesdesco, le giacche pastello sfumate nell’azzurrino, gli occhialini cattivi e l’aria inquietante da nazista dei film di Indiana Jones.
Gli italiani sono più poveri. Non è un problema di percezione, ma di tasche vuote. La domanda cala e l’edilizia soffre.
Ma i tedeschi non erano i maestri di virtù e noi italiani (insieme a spagnoli, greci e portoghesi) i soliti meridionali pigri e un po’ cialtroni?
Da Massimo Corsini riceviamo questa lettera: Come si può immaginare un’Europa diversa se i cittadini sono sempre meno interessati alla politica?