L’economista Gustavo Piga – che da sempre si dichiara europeista – ha scritto un interessante intervento sulle pagine del quotidiano online Start Magazine. In cui, in sostanza dice: il Mes ci farebbe pure risparmiare qualcosa in termini di interessi da pagare sul debito pubblico. Ma ci toglierebbe completamente ogni discrezionalità su obiettivi da perseguire e strumenti da attivare per far ripartire l’economia del Paese. Davvero vogliamo farci ostaggi di Bruxelles?

“Ci sono dei numeri che non si possono negare – scrive Piga – Ricorrere al Mes effettivamente porterebbe a risparmi di circa 500 milioni l’anno rispetto al caso in cui dovessimo prendere quelle somme a prestito noi direttamente sui mercati. Ma forse i risparmi sarebbero maggiori: non si può escludere che se l’Italia decidesse di cercarsi tanti miliardi da sola sui mercati lo spread salirebbe ulteriormente. Supponiamo dunque di arrivare ad 1 miliardo di euro, ovvero lo 0,06% del nostro Pil: circa 16 euro annui a testa di tasse in più o di servizi sociali in meno a causa della rinuncia al Mes. Poco, ma non nulla.”

Se la storia finisse qui sarebbe stupido rinunciare al Mes, secondo Piega, che aggiunge: “io però non ho ancora trovato una dichiarazione esplicita che mi convinca del fatto che l’accettazione del Mes non avrebbe anche una ulteriore conseguenza, oltre a quella di abbassarci il costo di prendere a prestito: ovvero quella che saremo obbligati a… prendere a prestito di meno di quanto non potremmo fare direttamente noi da soli. Ovvero: se accettiamo il Mes ci dobbiamo obbligare (la c.d. condizionalità) a rientrare nel percorso di sorveglianza del rientro del deficit pubblico sul Pil verso il bilancio in pareggio. Di fatto vuol dire che l’attuale discrezionalità acquisita su quanto spendere a sostegno del Paese, ottenuta a valle della sospensione legata a Covid del Fiscal Compact, sarebbe interrotta e l’Europa tornerebbe a dire all’Italia cosa fare quanto a riduzione di spese ed aumenti di tasse. E questo proprio in un periodo in cui l’Italia avrebbe bisogno di ben altro. Immaginando anche a essere ottimisti che invece di chiederci di rientrare nel 2022 al, per esempio, 5% di deficit da noi desiderato, l’Europa ci chiedesse di scendere al 4%, sarebbero 17 miliardi di euro di tasse in più o di tagli alla spesa in più (investimenti pubblici e stipendi con tutta probabilità).”

“Paragonate questi 17 miliardi di costi in più del Mes col miliardo in più di vantaggi del Mes: non c’è storia, è bene non accettarlo quel Mes. Lo dico da europeista convinto e sostenitore dell’euro: chiedere all’Italia nel 2022, ancora tramortita, di fare politiche restrittive vorrebbe dire dare in mano il Paese all’opposizione sovranista, una follia – conclude Piga –. Diversa sarebbe la questione col nuovo Recovery Fund che non solo nascerebbe da un nuovo negoziato (e quindi si potrebbe immaginare che i fondi a prestito possano essere ottenuti senza condizionalità ulteriori come invece ha senza scampo il Mes) ma dove ci sono anche trasferimenti a fondo perduto: quando ne arriveremo a discuterne seriamente, nella primavera del 2021 se tutto va bene data la lentezza delle istituzioni europee, sarà bene riparlarne.”

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