IN ITALIA UNO SU QUATTRO È DISOCCUPATO
Qualche giorno fa, sulle pagine di economia del Corriere della Sera, il vicedirettore del giornale, Federico Fubini ha provato ad andare un po’ oltre i numeri ufficiali sulla disoccupazione.
Qualche giorno fa, sulle pagine di economia del Corriere della Sera, il vicedirettore del giornale, Federico Fubini ha provato ad andare un po’ oltre i numeri ufficiali sulla disoccupazione.
Il passaggio delle sovranità monetarie dalle mani pubbliche a quelle dei privati attraverso le criptomonete potrebbe comportare conseguenze gravissime, non solo nel contesto economico, ma anche in quello sociale.
L’inflazione è alle porte, le moratorie sui debiti di aziende e famiglie – nell’arco dei prossimi sei mesi – si avviano a concludersi, così come il blocco dei licenziamenti rischia, a fine anno, di venire eliminato, con gli effetti che tutti possono immaginare.
Altro che contributi e recovery plan. Arriva un’altra mazzata di tasse: per ottenere i fondi europei l’Italia si sarebbe impegnata con l’Europa a ridurre il carico di tasse non pagate di 12 miliardi (su 87) entro il 2026.
Ventitré anni fa, o poco più, nasceva l’euro. Sarà perché gli anni non sono 25, sarà perché siamo nel bel mezzo del Covid, sarà perché c’è ben poco da festeggiare, ma a Bruxelles si son guardati bene dal far preparare una torta con tanto di candeline alla moneta unica.
Il fondatore di questo blog, Un’Europa diversa, Ernesto Preatoni, ha dedicato l’editoriale di sabato scorso all’inflazione. Ne aveva parlato diversi mesi fa, mettendo in guardia dal rischio che una fiammata dei prezzi potesse mettere in discussione il precario equilibrio sul quale i mercati e le economie globali si reggono ormai da anni.
Dopo molti anni si inizia a parlare di rialzo dei tassi di interesse. E non è una buona notizia. A farlo è stata Janet Yellen, segretaria del Tesoro USA, che, l’altro giorno, ha evocato questa possibilità, facendo, peraltro, un piccolo sgarbo alla Fed.
Ci sono dieci parlamenti nazionali che non hanno ancora ratificato il Recovery Plan: gli scogli più preoccupanti arrivano dalla Finlandia – dopo la decisione della Corte costituzionale di imporre al Parlamento un voto a maggioranza super-qualificata – e dai Paesi Bassi con i tempi lunghi per la formazione del nuovo governo.
L’altro giorno, sul quotidiano La Repubblica, è apparso un articolo a dir poco inquietante a firma Maurizio Ricci, secondo cui lo 0,1 per cento della popolazione ha visto lievitare il patrimonio personale da 7,6 a 15,8 milioni di euro a testa, tra il 1996 e il 2016.
Domenica scorsa su Libero è apparso un bell’intervento di Antonio Socci, che ha analizzato la premessa, voluta da Mario Draghi, al documento “Piano nazionale di ripresa e resilienza” inviato dal nostro Governo a Bruxelles.