UN ALTRO LUNEDÌ NERO PER LE BORSE
La guerra in Ucraina fa paura alle riaperture, dopo il venerdì nero per i mercati finanziari europei: precipitano le Borse, vola il costo delle materie prime, gas e petrolio in particolare.
La guerra in Ucraina fa paura alle riaperture, dopo il venerdì nero per i mercati finanziari europei: precipitano le Borse, vola il costo delle materie prime, gas e petrolio in particolare.
Massimo Gaggi, sulle pagine del Corriere della Sera, lunedì scorso ha intervistato Ian Bremmer, fondatore e capo di «Eurasia», principale centro Usa di ricerche sui rischi internazionali, che ha spiegato che quella con la Russia “Non è la Terza guerra mondiale, ma è la minaccia molto seria di un leader con le spalle al muro: stavolta ha sbagliato i calcoli, ma non può tornare indietro.
L’Unione europea, gli Stati Uniti, il Regno Unito e il Canada hanno annunciato il congelamento dei beni all’estero della Banca centrale russa, oltre all’esclusione di alcuni istituti russi dalla rete SWIFT per le transazioni finanziarie, in risposta all’invasione dell’Ucraina.
Domenica sera, ospite della trasmissione di La7 “Non è l’Arena”, il fondatore di questo blog, Ernesto Preatoni, è stato chiamato a dare un parere sulle tensioni tra Russia e Ucraina e soprattutto su Putin, su cui ha espresso un giudizio abbastanza severo: “I danni che sta provocando all’economia non gli sono noti, perché non capisce nulla di economia: ha una cultura da Kgb e figurarsi se può sapere come creare ricchezza.”
Il mondo, ha spiegato Preatoni a Giletti nel corso della trasmissione, è ormai così interconnesso, che si comporta come un budino, basta toccarlo per farlo tremare tutto.
Le sanzioni del mondo occidentale nei confronti della Russia sono andate a segno: a partire da questa mattina è ufficialmente un “black Monday”, un lunedì nero per i mercati a Mosca.
Gli Usa sembrano rassegnati a un’invasione dell’Ucraina ad opera della Russia. E sono già pronti con un librone grande così di sanzioni economiche da applicare al Paese guidato da Putin.
Il conflitto in Ucraina è uno strumento che serve agli Usa, prima di tutto, per far ripartire la propria economia, e quella occidentale, aumentando la spesa militare?
Ungheria e Polonia sono la prova che il Recovery Plan è un’arma di ricatto a disposizione di Ursula Von Der Leyen: i due Paesi sono ancora in attesa dell’approvazione dei rispettivi Recovery Plan e già oggi subiscono, di fatto e senza alcuna tutela giurisdizionale, il ricatto della Commissione, senza che il regolamento a cui loro si sono infruttuosamente opposti sia mai stato applicato.
Mauro Bottarelli, qualche giorno fa, ha pubblicato un articolo in cui si fa una domanda di quelle difficili. E se non fosse la Russia, in realtà, a volere la guerra?
L’ultima mazzata alle banche arriva dall’Europa. Il consiglio di vigilanza della Banca centrale europea (Bce), guidato da Andrea Enria, ha fatto sapere che le banche italiane, assieme a quelle tedesche e francesi, hanno un’esposizione al settore immobiliare commerciale “particolarmente alta in valori assoluti”.