SPAGNA E PORTOGALLO DICONO NO AL RECOVERY FUND
Mentre noi discutiamo sul Mes, Stati che non stanno messi troppo meglio di noi sul fronte dell’economia dicono no al Recovery Fund.
Mentre noi discutiamo sul Mes, Stati che non stanno messi troppo meglio di noi sul fronte dell’economia dicono no al Recovery Fund.
La riforma fiscale? Suona tanto di presa in giro. Come spiega, in un bell’intervento pubblicato sulle pagine di Start Magazine, Marco Salusti, consigliere nazionale di Uninpresa, è ormai evidente, dagli affollati contenuti del NaDEF e dalle ultime dichiarazioni del ministro dell’Economia e delle Finanze, Roberto Gualtieri, che per una riforma organica del sistema fiscale si dovrà attendere il 2022 ed oltre.
Pubblichiamo un estratto di un interessante articolo di Matteo Bursi – pubblicato integralmente sulla voce.info – dedicato ai motivi per cui un’eventuale svolta espansiva della Bce, sulla scia delle decisioni della Fed, appare inevitabile mentre sul piano giuridico, invece, ci sono forti dubbi sulla fattibilità dell’inversione di rotta.
È la domanda che si stanno facendo a Francoforte, dove, dopo aver imposto regole draconiane sulla contabilizzazione dei crediti deteriorati, ora si stanno accorgendo che – con l’ondata di fallimenti che rischiano di arrivare dopo la fine delle moratorie poste dai governi europei sui debiti delle società, alla luce della crisi Covid – le banche europee e, soprattutto, quelle italiane rischiano di saltare.
È dall’inizio della pandemia che i governi e le banche centrali – scriveva sabato il fondatore di questo blog, Ernesto Preatoni, sulle pagine di Libero – insistono in un esercizio assai rischioso.
Nel 2021 le tasse aumenteranno. Lo scriveva martedì il quotidiano romano il Tempo e non per pubblicare un “pesce d’aprile” fuori stagione, è tutto drammaticamente vero.
Riprendiamo un estratto dell’intervento del vicedirettore del Corriere della Sera, Federico Fubini in cui il giornalista analizza la nota di aggiornamento del Governo al Documento di Economia e Finanza.
Avete letto bene, stanno arrivando nove milioni di cartelle esattoriali dal Fisco. È finita la tregua, anzi, inizia la guerra: sì perché le “misure anti-covid” – fatte di cassa integrazione, blocco dei licenziamenti e misure di sostegno ai liberi professionisti – hanno un costo che lo Stato inizia a non riuscire più a reggere.
Apriamo la settimana con una nuova lettera che riceviamo e pubblichiamo.
Ce la manda Serena, fisioterapista di Milano, che ci racconta come nel periodo del lockdown il suo studio non abbia prodotto un euro e, soprattutto, come il fatturato non sia mai tornato ai livelli pre-crisi, mentre le tasse quelle a giugno le ha dovute pagare care e tutte.