IL COVID HA AFFONDATO LA GERMANIA
Il Covid ha affondato anche la Germania: ammonterebbe infatti a 350 miliardi di euro il salasso dell’economia tedesca nei primi due anni di pandemia.
Il Covid ha affondato anche la Germania: ammonterebbe infatti a 350 miliardi di euro il salasso dell’economia tedesca nei primi due anni di pandemia.
L’inflazione morde. In Europa e soprattutto negli Stati Uniti. I mercati continuano a sperare che la Federal Reserve, la banca centrale Usa, non alzi i tassi, ma è una speranza abbastanza vana.
Il fondatore di questo blog, Un’ Europa Diversa, Ernesto Preatoni, sabato della scorsa settimana, ha dedicato il primo intervento dell’anno su Libero all’inflazione: anche se tutti parlano del Covid, la vera emergenza è l’aumento dei prezzi.
Mario Draghi e David Sassoli hanno chiesto pubblicamente scusa per il patto di stabilità. Scusa ai milioni di disoccupati e nuovi poveri; scusa ai genitori che non hanno nemmeno potuto pensare di avere figli, portando la denatalità dal 2012 a livelli record; scusa agli imprenditori che hanno sopportato una pressione fiscale record e che hanno venduto le aziende o hanno affollato le sezioni fallimentari dei tribunali; scusa ai risparmiatori che, per la prima volta dal 1936, hanno visto azzerati i propri risparmi investiti in obbligazioni emesse da banche a loro volta travolte da uno tsunami di prestiti inesigibili.
Signori, è ufficialmente finita la festa: il picco dell’inflazione nell’eurozona a novembre (4,9%) e la micidiale accelerazione dei contagi dovuta alla variante Omicron si sono trasformati in un movimento a tenaglia che costringerà oggi i guardiani dell’euro a un funambolismo delicatissimo.
Cifre spaventose di contagi da Covid, rallentamenti, blocchi nelle catene di approvvigionamento e il balzo in avanti dei costi dell’energia: la Germania non solo non corre più, ma anzi le stime sulla ripresa di Berlino si stanno abbassando paurosamente.
“Lo “storytelling” su cui regge, ormai da mesi, la strategia Draghi è che gli anni della pandemia, e quelli successivi, saranno un periodo in cui il governo non potrà pretendere dai cittadini, ma, al contrario, dovrà “dare” e creare “debito buono” per raggiungere quest’obiettivo.
Giuseppe Liturri, sulle pagine di Start Magazine, dedica una circostanziata analisi alla vittima inaugurale del complesso intreccio normativo, burocratico e procedurale che è stato messo in piedi per gestire il PNRR, ovvero il credito di imposta del 50% (40% dal 2022) per investimenti in beni materiali e immateriali rispondenti ai requisiti “4.0”, cioè a elevata componente tecnologica e digitale.
Cosa succede se le aziende che dovrebbero occuparsi di scaldare le nostre case e di portare la corrente nei nostri appartamenti, si mettono a speculare sulle materie prime?
Il tasso d’inflazione, ovvero la crescita dei prezzi in un dato mese rispetto a quelli dello stesso mese un anno prima, sta salendo ormai da diversi mesi ininterrottamente nei paesi dell’eurozona, e gli analisti dell’Unione Europea stimano che nel mese di novembre abbia raggiunto il maggiore aumento su base annuale da quando sono iniziate le registrazioni di questi dati, cioè nel 1997.