I POTERI FORTI SCOPRONO LA POVERTÀ
E fu così che persino i vertici di Banca Intesa, il più grande istituto di credito italiano, iniziarono a temere la rivolta sociale.
E fu così che persino i vertici di Banca Intesa, il più grande istituto di credito italiano, iniziarono a temere la rivolta sociale.
L’intervento del governo per calmierare gli aumenti in bolletta non basta giù più. Il risultato: le famiglie più povere rischiano di dover decidere se fare la spesa o scaldarsi.
Le banche centrali non hanno capito che l’inflazione da costi – quella che abbiamo vissuto negli ultimi mesi – è destinata a diventare inflazione da domanda.
Qualche giorno fa, sulle pagine del sito Start Magazine, Giuseppe Liturri ha pubblicato un’interessante analisi su come non tutto quello che tocca Draghi si trasformi in oro.
I prezzi salgono e a pagare, tanto per cambiare, sono le classi meno abbienti. Il fondatore di questo blog, Un’Europa diversa, Ernesto Preatoni, ha dedicato l’intervento di sabato su Libero all’inflazione, che è arrivata e che è qui per restare.
L’incontro tra il presidente francese Emmanuel Macron e il premier britannico Boris Johnson, al margine del G20 di Roma, il 31 ottobre, è andato piuttosto male, scriveva qualche giorno fa Enrico Martial sulle pagine di Start Magazine.
Dopo circa un anno di avvisaglie, alla fine il rincaro è arrivato. Ed è piovuto su tutti i consumatori. Stiamo parlando di pane, pasta, pizza e altri prodotti da forno, scriveva qualche giorno fa Federico Formica su Repubblica.
La storia, in un modo o nell’altro ritorna: la grande ansia in Europa si chiama Polonia. Per anni, racconta Dario Di Vico sulle pagine del Corrierone nazionale, la narrazione che è circolata sui media italiani attorno alla Polonia è stata a una sola dimensione.
La stagflazione, scrive oggi Francesco Guerrera su Repubblica, è come lo Yeti: in molti ne parlano con terrore ma nessuno l’ha mai vista.
Qualche giorno fa il sito, ben informato, ilsussidiario.net ha pubblicato un articolo che fa abbastanza paura. L’autore, Mauro Bottarelli, spiega che la grande stampa, i grandi economisti e gli editorialisti di punta hanno ammansito le opinioni pubbliche con l’idiozia della transitorietà dell’inflazione per quasi due trimestri pieni, ora però è il tempo a giocare contro.