Adesso si discute su chi ha sbagliato. La Regione Lombardia oppure Roma? Ovviamente tra Milano e capitale si sta assistendo al solito rimbalzo di responsabilità. Però, invece di accanirsi su cercare di capire chi è il colpevole – sarebbe comunque un atto di giustizia verso i lombardi che votano e che voteranno – sarebbe interessante provare a ragionare su un punto. È ragionevole tenere chiusa, per un errore, la “locomotiva” economica d’Italia, la regione che, soprattutto dopo l’Expo, ha letteralmente trainato il Paese?
Perché la Lombardia è rimasta chiusa in zona rossa più del dovuto? “Il tema centrale – spiega Michele Bocci su Repubblica – è il sistema con cui si contano i positivi sintomatici. Solo quelli, ripetono ormai da 36 settimane i tecnici della Cabina di regia e dell’Istituto superiore di sanità, sono usati per calcolare l’indice di contagio della malattia, cioè a quale velocità questa passa da una persona all’altra. È logico: non è possibile prendere in considerazione anche chi non ne ha. L’Istituto sabato ha spiegato che «ogni volta che viene rilevato un caso clinico, viene compilato il relativo campo “stato clinico” nel quale viene indicato il grado di severità dei sintomi, da paucisintomatico a severo e, quando possibile, anche la data della loro insorgenza». Per quanto riguarda la Lombardia, dicono dall’Istituto, «ha segnalato dall’inizio dell’epidemia nell’ultimo periodo, una grande quantità di casi, significativamente maggiore di quella osservata in altre regioni, con una data di inizio sintomi a cui non ha associato uno stato clinico e che pertanto si è continuato a considerare inizialmente sintomatici. Questa anomalia è stata segnalata più volte dall’Iss alla Regione»”
In pratica: pare, ma non è ancora del tutto verificato, che in Lombardia venissero conteggiati correttamente i dati di quanti si ammalavano, ma non di quanti guarivano. Quindi l’indice Rt non scendeva. Perciò tutto serrato. Certo la querelle politica continuerà e noi non vogliamo entrarci. Quello che lascia stupiti è che sia Roma che Milano, invece di litigare, non provino a ragionare insieme su come fare, ad esempio, a riparare all’errore. Oppure di migliorare il sistema di conteggio.
Sarebbe interessante capire, soprattutto quanto è costato al Paese l’errore: facciamo un calcolo spannometrico. Un mese di lockdown costa al Paese circa 50 miliardi di euro. La Lombardia produce più del 20% del Pil del Paese: in un mese di lockdown, solo nella regione, statisticamente di perdono più di 10 miliardi di Euro. Se vogliamo essere generosi, e considerare 5 settimane in un mese, arriviamo a calcolare che l’errore costa all’Italia circa 2 miliardi, tutti sulle spalle di chi ha dovuto chiudere senza che ce ne fosse un motivo valido.













