Le parole del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, durante la conferenza stampa in cui ha illustrato il nuovo Dpcm per l’emergenza sanitaria da Covid, ha suscitato reazioni di fuoco all’interno di alcuni partiti della maggioranza. Ma cos’ha detto di così scandaloso, Conte, a parte la verità? Il Mes è un prestito d’emergenza destinato agli Stati con le casse vuote. Usarlo potrebbe avere ricadute negative sugli investitori e potrebbe aprire le porte a un controllo di Bruxelles sulle nostre politiche economiche.
“Conte – scrive Giuseppe Liturri sulle pagine della testata online Start Magazine – ha semplicemente chiarito al grande pubblico, con un linguaggio necessariamente atecnico, che forse avrà fuorviato qualche “professore””
Il “Mes non è una panacea” dice Conte. È un prestito che “non finanzia spese aggiuntive, ma spese già fatte”. Con ciò volendo spiegare, in verità in modo approssimativo, che le spese sanitarie già fatte sono quelle ad oggi incluse nelle leggi di spesa (circa 9 miliardi, nei prossimi 3 anni, riporta la Nadef) e quindi nel deficit programmatico. Nell’ipotesi che lo si voglia utilizzare per spese aggiuntive, si deve necessariamente prima aumentare il deficit per finanziare tale fabbisogno col Mes. Ma, poiché c’è l’obiettivo di “tenere il deficit sotto controllo”, ciò “significa introdurre prima o poi nuove tasse e tagli di spesa”, al più tardi (ma certamente prima) quando ci sarà da rimborsare tale prestito.
“Gli stanziamenti per la sanità sono pari a 4 miliardi prossimi anni”, ha affermato Conte. “Essi si aggiungono a quelli già previsti a legislazione vigente, finalmente aumentati dopo 8 anni di tagli e definanziamenti – commenta Liturri –. Aggiungiamo noi che se mancano le terapie intensive è solo un problema di organizzazione della spesa. I soldi in cassa ci sono.”
“Il vantaggio in termini di interessi è contenuto”, ha detto il presidente del Consiglio. Su questo punto Conte, secondo Liturri, cade però nell’errore di confrontare mele con pere, perché quei 200 milioni annui di risparmi di cui parla non esistono. In quanto discendono dal confronto tra strumenti con condizioni diverse. Nessuno si sognerebbe mai di paragonare il tasso di un mutuo ipotecario e di un mutuo chirografario e decidere solo in base ad esso a quale mutuo accedere. “Tale vantaggio in termini di interessi al confronto col rischio dello stigma, diventa ancora più inconsistente”, aggiunge il presidente del Consiglio. Conte finalmente realizza che, per accedere a quel prestito, il Paese deve dichiarare che è “a rischio la stabilità finanziaria” (come recita testualmente la lettera di richiesta).
“C’è solo da chiedersi perché, prima Gualtieri il 6 ottobre e poi Conte domenica sera, non siano stati così espliciti sin da marzo-aprile, consentendo il perpetuarsi di uno stucchevole dibattito sul Mes che non sarebbe mai dovuto nemmeno iniziare – conclude Liturri –. C’è il fondato sospetto che da “i mercati” qualcuno abbia sussurrato ai due che non era una buona idea continuare a parlare di uno strumento di finanziamento per Paesi sull’orlo del default. Soprattutto nei giorni in cui il governo si indebita a 3 anni a tassi negativi ed il Btp decennale fa segnare nuovi record al ribasso. I mercati non amano le turbative inutili e lo avranno fatto sapere per vie riservate.”













