Conte, nel dubbio, ha fatto una pensata: perché inventarsi una soluzione per il Paese, quando posso imitare la Merkel per salvare le sorti di un’Italia dove – anche se nessuno ha il coraggio di dirlo – l’economia non riparte? Peccato che le due nazioni abbiano affrontato il Covid in condizioni molto diverse. Mentre Berlino veniva da anni di crescita e debito basso, l’Italia zoppicava e non aveva già spazio di manovra fiscale.

“L’Italia segue la Germania e si prepara a ridurre l’Iva per rilanciare i consumi: un primo step concreto per spingere l’economia prima di mettere in campo le misure legate al Recovery Fund per il prossimo anno che vanno dalla digitalizzazione alla Green Economy alle opere pubbliche – scrive oggi Roberto Petrini su Repubblica –. Il piano Iva è ambizioso e potrebbe essere deciso dal governo già questa settimana: si parla di una cura shock in grado di restituire ossigeno ai consumi arrivando quasi a dimezzare le aliquote massime attualmente del 22 per cento, con un taglio di dieci punti. L’intervento avrebbe una durata biennale fino al 2022, una sorta di mega una tantum fiscale e sarebbe condizionato all’uso della moneta elettronica. Il costo, a seconda delle dimensioni del provvedimento, andrà dai 4 ai 10 miliardi: il finanziamento potrebbe avvenire anche in deficit trattandosi di una misura a tempo. Di conseguenza si potrebbero utilizzare parte delle risorse che verrebbero dal terzo sforamento del deficit che il governo si accingere a chiedere al Parlamento.”

I comparti che potrebbero essere interessati dall’intervento sono in un elenco che gira già tra gli scranni del governo: gli sgravi sarebbero dedicati a quei settori dove la crisi avrebbe fatto più danni, come il turismo, ristorazione, artigianato, abbigliamento e automobile. Il progetto di Conte e soci, però, è tutt’altro che una strada dritta. “Per luglio – scrivon o Alessandro Barbera e Ilario Lombardo su La Stampa di oggi – è già in cantiere una manovra da 10 miliardi che darà nuove risorse ai Comuni, al fondo di garanzia per i prestiti delle banche, al finanziamento della cassa integrazione. Non è detto che ci sia lo psazio per la riduzione dell’Iva. E non è detto che non si scelga una strada diversa.”

Ecco perché, sempre stando alle ricostruzioni della Stampa, il governo starebbe pensando di tirare fuori dal congelatore un vecchio progetto, tanto caro ai 5 Stelle: far pagare un’aliquota più bassa a chi utilizza moneta elettronica attraverso il meccanismo del cashback. “In questo caso – concludono Barbera e Lombardo – il vantaggio sarebbe duplice: oltre a dare una qualche spinta ai consumi, aumenterebbe l’incentivo a non evadere l’imposta. Già perché in Italia le tasse sono alte perché sono in troppi ad evaderle: dei cento miliardi e più sottratti ogni anno all’erario, un terzo sono mancati versamenti dell’imposta sui consumi.”

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