Il Covid ci costa 2500 Euro a testa. È la media del pollo, certo: c’è qualcuno che ha perso tutto, il lavoro o magari l’impresa, e qualcuno che, purtroppo, ci ha pure guadagnato. In media, però, ha calcolato la CGIA di Mestre, quest’anno ogni italiano perderà mediamente quasi 2.500 euro, ma le zone rosse saranno ancora più penalizzate con ammanchi fino a oltre 5mila euro per chi vive a Milano.

“Il sindacato degli artigiani e delle piccole imprese mette in luce come se gli ammanchi saranno più evidenti nelle regioni del Nord, sarà il Sud a pagare un tributo elevatissimo: l’economia di Molise, Campania e Calabria subiranno una frenata che riporterà le regioni allo stesso livello di Pil reale conseguito nel 1988 (32 anni fa) e la Sicilia addirittura a quello del 1986 (34 anni fa) – scrive Alberto Berlini su Today Economia –. E secondo gli artigiani mestrini si tratta di dati sottostimati poiché non tengono conto degli effetti economici negativi che deriveranno dai Dpcm introdotti in queste ultime due settimane.”

“E se l’effetto sull’occupazione vede per ora un crollo di 500mila posti di lavoro persi, si dovrà tenere conto della lunga coda della crisi economica e dell’effetto dello stop ai licenziamenti introdotto dal governo nel marzo scorso e che è stato prorogato fino a fine marzo. Ma cosa succederà dopo?”, si chiede Berlini.

“Con meno soldi in tasca, più disoccupati e tante attività che entro la fine dell’anno chiuderanno definitivamente i battenti – dichiara il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo – rischiamo che la gravissima difficoltà economica che stiamo vivendo in questo momento sfoci in una pericolosa crisi sociale. Soprattutto nel Mezzogiorno, che è l’area del Paese più in difficoltà, c’è il pericolo che le organizzazioni criminali di stampo mafioso cavalchino questo disagio traendone un grande vantaggio in termini di consenso”.

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