“La borsa americana è il 20% sotto i massimi storici e quella italiana è invece sotto del 70%. Qualcuno potrebbe pensare che più in basso di così non si possa andare. Ma voglio ricordare che Wall Street negli anni successivi al 1929 perse fino al 90% del proprio valore. Chi comprasse quindi a questi prezzi potrebbe vedersi decurtato il capitale ancora di due terzi”. Così l’imprenditore Ernesto Preatoni, in un’intervista ad Affaritaliani.it, delinea i possibili scenari futuri dell’attuali crisi economica italiana e mondiale. E aggiunge: “Temo che l’anello debole di tutte queste assurdità saranno le banche. Si va verso la loro nazionalizzazione”.
Domanda: Preatoni, anche questa volta le sue previsioni si sono avverate, sopratutto quando, nella video-intervista lei ha di nuovo consigliato di rimanere lontano dai mercati azionari, dai fondi di investimento e dal reddito fisso di lungo periodo. Alla luce degli ultimi avvenimenti che cosa si sente di prevedere, sia dal punto divista economico che finanziario?
“Sul piano economico mi pare di vedere un gran movimento per “cloroformizzare” i mercati creando delle aspettative di sistemazione dei problemi aggiungendo debito a debito. Questo è infatti il senso delle insistenze con cui si intende tentare di finanziare i vari fondi salva-stati. Una considerazone da fare riguardo a ciò è ormai nota. Tutte queste proposte assomigliano all’ idea di creare degli eurobond che servono appunto a rilevare parte del debito pubblico degli stati particolarmente indebitati.
La prima difficoltà è quella di convincere gli elettori dei paesi “virtuosi” a correre in soccorso dei paesi che non hanno applicato una rigorosa politica di bilancio. Ho scritto tra virgolette “virtuosi” poichè di paesi virtuosi nella U.E. (a parte l’Estonia che non ha debito pubblico) io non ne vedo.
Possiamo parlare di paesi meno indebitati ma non per questo da considerare virtuosi. Ricordiamo che il debito pubblico di Francia e Germania, i due paesi più indicati per finanziare i debiti pubblici di altri paesi sono comunque tra l’ottanta e il novanta percento del PIL.
Vorrei a questo punto aprire una parentesi sui metodi di calcolo dei debiti e del PIL dei vari paesi. Essi sono sostanzialmente diversi e quindi non facilmente tra loro paragonabili. Molti includono gli enti locali, alcuni includono qualche ente locale, altri non includono alcun ente locale. Clamoroso è il caso dell’Italia che non include nel debito pubblico i debiti verso i fornitori; non è compito mio fare questi calcoli ma potrebbero essere altri 4 o 5 punti percentuali di debito pubblico. L’idea che i media e quindi le opinioni pubbliche si siano tanto innamorate di questi numeri e che i politici prendano delle decisioni in funzione di calcoli che nessuno ha verificato (quantomeno nei confronti degli altri paesi) mi fa venire i brividi.
Ma la cosa di gran lunga più importante è la seguente: ma davvero, qualche economista da strapazzo e molti burocrati U.E. pensano di risolvere il problema del debito facendo altri debiti? Perchè nient’altro che di questo si tratta. Se vogliamo rimandare il problema, ingigantendolo, la strada del finanziare fondi salva-stati è una strada perfetta ma i debiti pubblici rimarranno gli stessi con alcune aggravanti”.
Domanda: quali sono queste aggravanti?
“La prima è che i paesi più spendaccioni avranno meno incentivi a tagliare la spesa pubblica. La seconda è che i paesi più virtuosi si chiederanno fino a che punto vale la pena di essere virtuosi. La terza, e secondo me la più grave, è che il finanziamento dei fondi salva-stati contribuirà ad alzare i debiti pubblici dei paesi “virtuosi”.
Infine una considerazione importante: il danaro per finanziare questi fondi salva-stati verrà trovato “stampando” nuovo danaro oppure si continuerà a “sterilizzare” e quindi a sottrarre all’ economia i finanziamenti di cui assolutamente necessita perchè ci sia non dico crescita ma almeno mantenimento degli attuali PIL, perchè in questo secondo caso la depressione a cui andiamo inevitabilmente incontro sarà ancora più pesante con le conseguenze sociali facilmente immaginabili”.
Domanda: se dovesse scommettere quali sono le cose che secondo lei più probabilmente avverranno?
“Non amo scommettere ma temo che l’anello debole di tutte queste assurdità saranno le banche. Da due anni sostengo che il valore delle banche è uguale alla licenza bancaria e che i mezzi propri (perlomeno delle grandi banche italiane, francesi, tedesche etc.) sono sostanzialmente andati perduti. Basta scorrere il listino delle Borse valori dei più grandi paesi europei per rendersi conto di quanto questa previsione sia stata corretta. Se le banche dovessero portare a perdita le vere “sofferenze” credo che vedremmo capitali sociali negativi e in futuro con questo tipo di politica monetaria le cose andranno anche peggio. Credo che se si avvererà questa previsione quello potrebbe essere il momento in cui la Banca Centrale Europea o le banche centrali dei vari paesi, se l’euro non dovesse esistere più, stamperanno forsennatamente per finanziare il sistema bancario che a quel punto sarà probabilmente in buona misura nazionalizzato (vedi Svezia 1994). “.
Domanda: e sul piano finanziario che cosa si sente di prevedere?
“Starei lontano ancora da azioni, fondi di investimento e reddito fisso. Starei lontano anche dall’ oro che ha in questi giorni mostrato la sua componente speculativa. Continuerei a tenere liquidità necessaria per i prossimi tre-quattro anni, per il resto vedasi i miei suggerimenti precedenti”.
Domanda: ma allora lei quando consiglierà di tornare sui mercati azionari?
“Io personalmente col mio danaro mai, da quindici anni non possiedo titoli azionari quotati ma credo che per chi è innamorato della borsa il momento preciso sarà quando le autorità allenteranno la morsa monetaria e in particolare quando immetteranno liquidità senza sterilizzare”.
Domanda: qualcuno però ha obiettato che questo tipo di politica negli USA non ha prodotto i risultati sperati.
“E’ vero, Bernanke ha fatto due grandi manovre di immissione di liquidità e il mondo ha giudicato negativamente perchè questo avrebbe prodotto inflazione. L’inflazione invece è assolutamente sotto controllo e questa immissione di liquidità semplicemente non è stata sufficiente e penso che vedremo altre immissioni di liquidità negli USA. Vorrei anche ricordare che grazie a ciò la borsa americana è il 20% sotto i massimi storici e quella italiana è invece sotto del 70%. Qualcuno potrebbe pensare che più in basso di così non si possa andare. Voglio ricordare che Wall Street negli anni successivi al 1929 perse fino al 90% del proprio valore. Chi comprasse quindi a questi prezzi potrebbe vedersi decurtato il capitale ancora di due terzi”.
(fonte Affari Italiani – 25 settembre 2011)













