Giuseppe Liturri, sulle pagine di Start Magazine, ha pubblicato un illuminante pezzo dedicato al decreto “ristori”, quello attraverso cui – stando alle parole del Premier Conte – tutti i lavoratori colpiti dalle nuove misure anti-Covid troveranno sostegno economico da parte del Governo. Indovinate un po’? In realtà a Roma non hanno stanziato un euro in più rispetto a quanto previsto con i decreti precedenti. I soldi sono sempre quelli e rischiano, ovviamente, di non bastare.

“Mussolini aveva pochi carri armati e pure malconci ed aveva necessità di fare parate militari dappertutto. Allora faceva di necessità virtù e li spostava di città in città, facendo credere agli italiani di disporre di una ingente massa di blindati. Ma erano sempre quelli, erano solo spostati molto rapidamente – scrive Liturri –. Mutatis mutandis, la storia dell’ultimo decreto legge (n. 137, cosiddetto “Ristoro”) – con cui il governo ha voluto rispondere alle difficoltà che affronteranno i settori (ristorazione e tempo libero) soggetti alle misure restrittive decise il 24/10 – ripropone lo stesso metodo: si tratta sempre di una quota degli stessi 100 miliardi stanziati a più riprese con i decreti di marzo, maggio ed agosto, dirottati verso nuove finalità.”

Non c’è un centesimo in più, secondo Liturri. Anzi, poiché c’è ormai la ragionevole certezza che una quota rilevante di quella somma rischia di non essere più spesa, il governo mette già le mani avanti portando 3,6 miliardi direttamente al 2021. Oltre a fare questo, si recupera la non trascurabile somma di 5,5 miliardi (a tanto ammontano gli oneri collegati alle diverse misure) pescando a piene mani nelle diverse norme che sono rimaste parzialmente inutilizzate nel 2020 ed utilizzando un molto discutibile meccanismo di vasi comunicanti tra i vari provvedimenti. In altre parole, il ministero dell’Economia può, scavalcando la potestà legislativa del Parlamento, con proprio decreto (norma di rango secondario), spostare fondi da una misura all’altra.

“Il ministro Gualtieri continua ad agire con troppa prudenza sul fronte dello sforzo di bilancio. L’ha fatto una prima volta a marzo, rincorrendo sempre l’aggravarsi degli eventi, e rischia di farlo oggi. Con l’aggravante di non fare tesoro dell’esperienza fatta e di avere di fronte un Paese già prostrato che non reggerebbe l’urto di una nuova recessione senza un adeguato intervento delle finanze pubbliche – conclude Liturri – Per il bene del Paese, Gualtieri riscriva la Nadef ed il documento programmatico di bilancio già inviato a Bruxelles e presenti alle Camere una bozza di bilancio che contenga maggiori risorse per affrontare l’inverno molto complicato in cui stiamo per entrare. Non è il momento di preoccuparsi di un debito pubblico che viene acquistato integralmente dalla Bce e che promette di restare sui suoi libri molto a lungo, con un impatto di fatto sterilizzato.”

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