Girano dei dati che dovrebbero far paura ai politici e al Paese tutto. Secondo l’Istat il tasso di disoccupazione sarebbe scesa al 6,3% dall’8,0% di marzo. Che il Covid abbia fatto bene al nostro mercato del lavoro? Tutt’altro. Tant’è vero che, sempre secondo l’Istat, ad aprile l’occupazione italiana ha registrato una diminuzione di quasi 300 mila unità, che ha portato nei due mesi di marzo e aprile a un calo complessivo di 400 mila occupati e di un punto percentuale nel tasso di occupazione. La verità è che, durante il lockdown, in troppi hanno smesso di cercare lavoro. E tanti altri, che oggi sono in cassa integrazione, da fine agosto si ritroveranno a piedi. Allacciate le cinture perché le turbolenze inizieranno allora.

In America gli effetti del Covid e del lockdown si son visti tutti, e subito. La pandemia ha provocato 40 milioni di disoccupati, con un tasso di disoccupazione schizzato al 14,7% dal 3,5% registrato a febbraio. In Italia, invece, la brace ha continuato a covare sotto le ceneri. Un po’ perché molte aziende sono riuscite a non licenziare, grazie alla cassa integrazione in deroga che ha permesso di mantenere a un livello decente i livelli occupazionali. Un po’ perché i rilevanti dell’Istat non riescono a fotografare in maniera sufficientemente approfondita le situazioni di disagio economico di tutti quei lavoratori che sono formalmente delle partite Iva o degli autonomi, ma che, di fatto, svolgono mansioni da dipendenti per aziende che sfruttano le pieghe della legge sul lavoro. Non parliamo poi della moltitudine di lavoratori in nero che non rientra in alcuna statistica, ma che potrebbe, dopo mesi senza una lira, alimentare quel serbatoio di scontenti che già ha iniziato a fare capolino con le manifestazioni dei “gilet arancioni”.

Come finirà? È dura fare delle previsioni, però abbiamo una certezza. Se il governo – le cui casse non navigano esattamente nell’oro – non dovesse decidere di prorogare oltre la fine di agosto la cassa integrazione in deroga, vedremo probabilmente due fenomeni. Il primo: la disoccupazione schizzerà. Il secondo: lo scontento di chi non sarà più in grado di fare nemmeno la spesa per pranzo e cena esploderà. Il Paese – già duramente provato dal lockdown – si troverà di fronte a una nuova, grande, crisi. Che potrebbe essere ulteriormente acuita, in inverno, se il virus dovesse ripresentarsi con la stessa violenza che ha costretto l’Italia a chiudere tutto, per 70 lunghissimi giorni.

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