Il piano B esiste ed è l’euro a due velocità. È questa l’ipotesi che comincia a farsi spazio nelle ultime ore. Il segnale viene dal famoso documento dei cinque Presidenti: Juncker (Commissione Ue), Draghi (Bce), Dijsselbloem (Eurogruppo), Schultz (Parlamento), Tusk (Consiglio europeo). Il progetto prevede una più stretta integrazione fra i Paesi che appartengono alla moneta unica, sia sotto il profilo politico sia fiscale. Il piano è piaciuto alla Francia che si è espressa attraverso il premier Manuel Valls. Questa è certamente una sorpresa considerando che il finale di partita è costituito da una forte cessione di sovranità a favore della Ue. Un passo che la Francia non ha mai voluto fare.
Il via libera di Parigi si somma ad altri due elementi: innanzitutto la proposta del ministro tedesco Scheuble di far uscire la Grecia dall’euro per cinque anni con possibilità eventualmente di rientro. Poi il piano fiscale dell’Italia che, facendo i conti con attenzione, non vale 50 miliardi ma 74, considerando le manovre di aggiustamento che comunque andranno fatte in questi quattro anni. È di tutta evidenza che un progetto di queste dimensioni, imponendo la rottura dei tetti di deficit e di debito, potrà essere attuato solo consentendo alla Ue (e quindi alla Germania) un controllo occhiuto dei nostri conti. Forse non avremo, come ad Atene, i funzionari della Troika che prendono un ufficio alla Presidenza del Consiglio per dare il bollino preventivo a tutte le leggi economiche. Ma è chiaro che il collegamento tra Roma, Bruxelles, Berlino e Francoforte sia molto intenso. Il baratto appare chiaro: i partner dell’Europa lasceranno un po’ correre i conti dell’Italia a condizione di poter tenere saldamente in mano le redini. Da qui alla nascita di Euro 1 ed Euro 2 il passo è breve. Nell’Euro 1 staranno tutti i Paesi che accetteranno la cedere un’altra fetta di sovranità ad un’Europa sempre più tedesca. Nel secondo quanti invece decideranno di tornare alla loro moneta fissando un cambio fisso con l’euro. Fermo restando che l’accordo di cambio potra’ essere rivisto o, in casi estremi, abbandonato (scelta quasi obbligata per la Grecia). Potrebbe anche essere il percorso per chi vuole entrare: un periodo di riscaldamento nell’Euro 2 e poi, eventualmente il salto nell’altro girone. L’Italia dove sarà? Tutto lascia pensare nell’Euro 1. Invece sarebbe molto meglio l’Euro 2.













