Il ministro delle Finanze della Baviera Markus Heder, noto per le sue posizioni intransigenti, in un’intervista alla Bild, diventa portavoce delle convinzioni profonde di gran parte dei suoi connazionali. Afferma che gli aiuti al governo greco dovrebbero essere concessi “solo al termine dell’implementazione di tutte le riforme”.
Ma non solo. Heder, indicato dagli euro fanatici, come uno dei dieci politici europei più pericolosi, ha aggiunto che, anche in quel caso, gli aiuti dovrebbero essere concessi solo a fronte di un pegno “sotto forma di denaro contante, oro o immobili”. Insomma la Germania non si fida più dei suoi partner. Né bisogna trascurare l’importanza della minaccia: nel 1974 la Bundesbank, per concedere un prestito all’Italia di 2 miliardi di dollari, chiese in garanzia una parte consistente delle nostre riserve auree. Quarantatre anni dopo si ripete con la Grecia. Dov’è la novità?
A complicare la trattativa ad Atene c’è la crescente incomprensione tra la componente europea della Ue (Commissione e Bce) e il Fondo Monetario. I tecnici di Washington da tempo hanno rinnegato l’austerità. Da qui il desiderio di sganciarsi che però incontra resistenze. Le (poche) colombe dell’Europa sanno bene che senza il contrappeso Usa e con la Gran Bretagna fuori sarebbe il trionfo tedesco. Una sventura per Atene che ha bisogno di 7 miliardi. Tuttavia la Germania, attraverso le parole del ministro delle Finanze della Baviera ha già fatto conoscere le sue condizioni. Per ora case e lingotti d’oro. La prossima, chissà, potrebbe puntare direttamente al Partenone da rimontare nell’Alexanderplatz. Altro che solidarietà e Unione politica. Questo si chiama ricatto.













