Caro Babbo Natale… Anche questa rubrica ha una lista di regali che vorrebbe ricevere sotto l’albero. Un dono di cui vorrebbe rendere partecipi anche il resto degli italiani a conclusione di un anno non certo facile. Certo il messaggio parte con un po’ di ritardo e quindi il tempo a disposizione è poco. Anche per i poteri magici del vecchietto con slitta e renne. Ma essendo Natale anche noi vogliamo essere generosi. Ci accontenteremmo di ricevere i doni più avanti nel tempo. Neanche tutti insieme. Ci basterebbe che arrivassero entro il 31 dicembre 2013. Tanto più che non sono regali impegnativi e forse non servono nemmeno virtù straordinarie per ottenerli. Basta un po’ di buona volontà.
Il primo regalo riguarda veramente tutti gli italiani. Si tratta di tornare alla crescita tenendo conto dei vincoli che abbiamo: il cambio fisso e la necessità di mantenere in equilibrio la bilancia dei pagamenti. Il segreto per aggirare i due ostacoli e ottenere comunque un aumento dei consumi (e quindi degli investimenti) si chiama salario di produttività. Tanti anni fa Ugo la Malfa, nella famosa “Nota Aggiuntiva” al bilancio del 1961 l’aveva definita “politica dei redditi”. Sembrava un percorso molto complicato che risentiva dei venti di dirigismo in quegli anni molto forti. In realtà voleva dire che i salari non potevano essere una variabile indipendente ma dovevano salire a fronte di un incremento di produttività. Per dirla con un canone inverso: lavorare di più per lavorare tutti.
Caro Babbo Natale è assolutamente necessario che la tua slitta torni a viaggiare a pieno carico con tanti regali che gli italiani hanno comprato per amici e parenti. Solo così sarà possibile battere l’impoverimento da deflazione che erode i salari reali. Sarebbe il più grande regalo per tutti gli italiani. L’unico veramente indispensabile. Invece accade l’esatto contrario. L’avevamo già spiegato in un articolo precedente. Siccome la barca Italia era troppo pesante il timoniere ha ordinato la riduzione dei rematori nella speranza di renderla più agile. In realtà l’ha solo rallentata per mancanza di spinta. Inoltre i marinai buttati a mare, per non affogare, si sono aggrappati allo scafo affaticando ancora di più la marcia. A questo hanno condotto il rigore e l’austerità ormai assunti come unico parametro della politica economica.
Ma non c’è solo questo. Se fosse possibile, caro Babbo Natale, vorremmo, come tutti gli italiani, un secondo regalo. Che il prossimo Presidente del Consiglio, chiunque esso sia, mostrasse maggior capacità di negoziare con la Germania anziché essere semplicemente oggetto delle sue decisioni. Soprattutto ricordando che l’Italia è un contributore netto della Ue. Vuol dire che versa più di quanto riceve. È un dettaglio che nelle trattative con Berlino dovrebbe avere gran peso. Finora il salvataggio di Grecia, Portogallo e Irlanda è costato al contribuente una ventina di miliardi. Alla Germania una trentina considerando che il nostro “peso” relativo alla Ue è del 18% e quello tedesco del 28%. Tutto questo per dire che non abbiamo nessun debito a Bruxelles. Casomai crediti. Caro Babbo Natale, ma perché i Presidenti del Consiglio italiani lo dimenticano così spesso?
La Redazione
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