E se la rabbia espressa dai più estremisti tra gli esponenti no vax fosse frutto degli ultimi 20 anni di crisi e povertà, ovvero il risultato della globalizzazione estrema a cui anche la nostra economia è andata incontro (oltre all’impoverimento prodotto ovviamente dalle politiche di austerità volute dall’Europa)? È quello che si è domandato il fondatore di questo blog, Ernesto Preatoni, in una riflessione pubblicata sabato dal quotidiano Libero.
Giovedì scorso sono stato colpito dalla la notizia di una retata contro 8 esponenti della fronda violenta dei No-Vax, che sarebbero stati perquisiti dalla Digos e dalla Polizia postale di Milano. Pare che progettassero di provare disordini nel corso del raduno “No Vax” in programma, tra oggi e domani, a Roma.
Voglio provare a spiegare perché questa notizia mi ha colpito così tanto. La prima motivazione è legata al fatto che vedo, da anni, un disagio sociale che secondo me, purtroppo, è destinato a scoppiare. E, da qualche tempo, ho iniziato a pensare che una simile avversione verso un farmaco (come sarebbe il mondo se non avessero scoperto il vaccino per la poliomielite?) che, dovrebbe consentire al Paese di ritornare a una vita normale, non partano da una valutazione razionale. Credo che questa sia l’espressione di vent’anni di sacrifici in cui abbiamo visto il potere di acquisto ridotto, le opportunità per i giovani diminuite e le tutele per i lavoratori sistematicamente demolite. Se a questo scenario aggiungiamo un anno e mezzo di lock down a singhiozzo, mi chiedo se non sia facile provare a immaginare come la carica e – in certi casi anche l’irrazionalità – di certi movimenti non sia tanto da ricondurre alla singola misura ministeriale, penso al green pass, quanto a vite estremamente sacrificate – prima in termini economici e poi, col Covid, in termini di spazi fisici e libertà – imposti alle persone. Tutti gli esseri viventi in una gabbia diventano aggressivi.
C’è poi un secondo punto su cui vorrei riflettere: credo che negli ultimi anni sia assistito al fatto che tutta la “generazione x”, i nati tra il 1960 e il 1980 per intenderci, abbia dato per scontato un fattore che tanto scontato non è: la relativa assenza di rischio. Chi è nato e cresciuto molti anni dopo la Seconda Guerra Mondiale, in un periodo di crescita economia e di relativa stabilità a livello geopolitico, era probabilmente convinto che il mondo sarebbe andato avanti così all’infinito. Ma queste condizioni, nella storia umana, sono l’eccezione e non la regola. Il problema è che le persone non si vogliono più rassegnare al rischio.
Lo si vede in diversi settori: nell’impresa, dove i vecchi grandi imprenditori sono stati sostituiti da manager interessati solo a mantenere la poltrona e i bonus e in Borsa, dove nell’ultima settimana, è bastato che qualcuno iniziasse a immaginare una riduzione degli stimoli della Bce, che stanno sterilizzando il rischio sulle Borse Europee, per far sì che i mercati si inabissassero. Lo si vede anche a livello sociale: dopo la prima ondata di Covid, quando io, insieme a un altro, nutrito, gruppo di imprenditori, sostenevo che – con le dovute cautele – si dovesse avere il coraggio di provare a riaprire, nessuno voleva correre questo rischio. Sono stato tacciato di cinismo e avidità, quando, invece, ho sempre pensato che il sol fatto di essere stati messi al mondo abbia comportato un rischio. Vivere è un rischio.
Vaccinarsi, pure, è un rischio, certo. Nessuno sa cosa accadrà tra dieci, vent’anni, dalla vaccinazione. Potrebbe anche non accaderci nulla di male, quest’ipotesi non la vogliamo mettere in conto. Peraltro, anche non vaccinarsi rappresenta un rischio. Il problema è che chi non lo vuole fare vive nella solita illusione di cui parlavo prima: la malattia non esiste, oppure, anche se esiste, non prenderà me che sono giovane e forte. Sono anni che insisto sul fatto che in questo Paese dovremmo avere il coraggio di non abbandonarci più alle illusioni. Ad esempio, io la smetterei di concentrarmi su questo dibattito: c’è qualcosa di molto grave che sta accendendo a Francoforte, dove qualcuno, chiuso tra le quattro mura della Bce sta decidendo come fare a strozzarci col nostro debito. In pochi però se ne stanno occupando, meglio occuparsi delle retate contro i No Vax.













