La ripresa è rinviata di sei mesi. Se ne parlerà, secondo il Centro Studi di Confindustria, nella migliore delle ipotesi, alla fine dell’anno prossimo. I cervelloni di viale dell’Astronomia hanno appena rilasciato il loro ultimo oracolo: il Pil scenderà del 2,1% nel 2012 (-2,4% stima precedente) e dell’1,1% nel 2013 (-0,6% stima precedente). Solo nel 2014 tornerà un leggero segnale positivo a +0,6%. Il Pil italiano è già del 7% sotto il picco del 2007 e toccherà nuovi minimi, secondo il Csc. Unica consolazione che la velocità di caduta si sta attenuando. Ma può bastare? Il tratto che distingue questa recessione è il crollo della domanda interna: per i consumi -3,2% nel 2012 (solo +0,3% nel 2014) è il calo peggiore dal dopoguerra. Per gli investimenti un violento -8,2% quest’anno rappresenta una seria ipoteca alle potenzialità di sviluppo futuro. La pressione fiscale rimarrà prossima ai massimi storici e insostenibilmente elevata, specie quella effettiva, al 53,9% del Pil nel 2014 tolto il sommerso dal denominatore. Il Centro studi di Confindustria stima infatti una pressione fiscale al 44,7% nel 2012, al 45,1% nel 2013 e al 44,8% nel 2014. Quella reale però sarà al 53,8% quest’anno e al 54,3% il prossimo.
Una domanda: per quanto ancora potrà resistere l’economia italiana di fronte a stress così violenti? Un interrogativo che si pone anche un commentatore tedesco sul più importante quotidiano economico europeo. Si tratta di Wolfgang Munchau, ex vice direttore del Financial Times Deutschland che, dopo la chiusura, è andato a lavorare nella redazione centrale a Londra. La tesi sostenuta da Munchau riflette esattamente le posizioni del manifesto “Una scelta diversa”. Spiega che il governo Monti ha creato una “bolla” e che fra poco gli investitori italiani ed esteri si renderanno conto che “nell’ultimo anno poche cose sono cambiate davvero”.
Il prossimo governo restituito alla politica dovrà ribaltare “immediatamente” le politiche di austerità, in quanto l’aumento delle tasse e i tagli delle spese hanno un effetto controproducente. Al prossimo summit europeo il nuovo Presidente del Consiglio italiano dovrebbe avere la forza di guardare Angela Merkel negli occhi e dirle: o date via libera agli eurobond oppure l’Italia esce dall’euro. Le stesse cose che aveva detto Paolo Savona il 28 novembre presentando il nostro manifesto. L’alternativa, spiega Munchau, è quella di vedere l’Italia spinta in un’interminabile recessione come quella della Grecia “che ha portato avanti politiche simili”. A quel punto, altro che i sei mesi immaginati dalla Confindustria: l’appuntamento con la ripresa verrebbe rinviato fino al giorno del Giudizio Universale.
La redazione
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