La scorsa settimana il fondatore di questo blog, Ernesto Preatoni, ha ripreso da dove aveva lasciato parlando, sulle pagine di Libero, della tentazione dei politici di Bruxelles di imporre alla Banca Centrale Europea di cancellare i debiti contratti dai Paesi dell’Unione durante il Covid. A molti può essere sembrata una mossa geniale, peccato che sia un po’ come la mossa del baro, che si è reso conto di essere ormai sull’orlo della bancarotta, e che tenta di vincere il piatto, cambiando le regole.

“La scorsa settimana il Presidente del Parlamento Europeo (del PD) esce con un’intervista sulle pagine di Repubblica in cui fa dichiarazioni che ricordano alcune uscite di Borghi (Lega) di due anni prima – scrive Preatoni –. Quando gli viene chiesto cosa ne pensa dell’eventualità di permettere ai Paesi dell’Unione di richiedere la cancellazione dei debiti contratti durante l’emergenza Covid, risponde: “È un’ipotesi di lavoro interessante, da conciliare con il principio cardine della sostenibilità del debito. Nella riforma del patto di stabilità dovremo concentrarci sull’evoluzione a medio termine di deficit e spesa pubblica in condizioni di crisi e non solo ossessivamente sul debito.” Solo due giorni dopo arriva, in una videointervista, la risposta del Vicepresidente della BCE, Luis de Guindos, che dice: “Da un punto di vista giuridico credo che non ci siano le basi giuridiche per prevedere una cancellazione dei debiti” dei Paesi”.”

Nell’intervista di Sassoli, secondo Preatoni, non si capisce bene di quali debiti parli. Se il Presidente del Parlamento Europeo intendeva – anche se io non credo che si riferisse a questi – i debiti che gli Stati Ue stanno contraendo, proprio in questo momento, attraverso emissioni debito comune per finanziare programmi come la cassa integrazione Sure, mi pare un totale suicidio pensare di mettere in discussione la possibilità di sterilizzare dei bond che l’Unione vende ai mercati. Chi li comprerebbe più, sapendo che non saranno mai ripagati? Viceversa – cosa che mi sembra assai più probabile – se Sassoli pensa che possa essere la Bce a fare la parte di Pantalone e condonare tutte le emissioni obbligazionarie degli Stati Europei acquistate durante l’epidemia di Covid-19, la questione si fa assai più complessa.

“Già, perché – aggiunge Preatoni –, come ha fatto notare in una bella intervista a Sky Veronica De Romanis, che è docente di European Economics, “se questo è il debito che ha in mente il Presidente Sassoli, davvero stupisce che questa proposta di cancellarlo venga da un rappresentante delle istituzioni, perché sembra che stia incoraggiando la violazione dei trattati. È infatti scritto nero su bianco che non si può cancellare il debito perché lo scopo, l’obiettivo della Bce non è finanziare la politica nazionale degli Stati: la politica nazionale degli Stati si finanzia con strumenti, le tasse, degli Stati. Questo è contrario alla logica dei trattati e quindi dire oggi ‘cancelliamo il debito che abbiamo già fatto, che abbiamo già comprato’ significa creare un problema all’assetto istituzionale europeo e soprattutto indurre qualcuno all’interno della Bce a dire ‘rivediamo questi acquisti’”.”

“Ci sono altri due problemi, non proprio di secondo piano – conclude Preatoni –. Il primo: Francoforte è creditore degli Stati Ue, cancellare il debito sarebbe per la Bce una grossa perdita, parliamo di quasi 3mila miliardi, che porterebbe la banca ad avere un patrimonio netto negativo. Qualunque privato fallirebbe, ma la Bce potrebbe stampare il denaro necessario per ricapitalizzarsi. Che effetto avrebbe questo sull’Euro? Sarebbe da vedere. Soprattutto, e qui veniamo al secondo nodo, che ricadute avrebbe un simile evento sulla Germania e i Paesi del Nord che hanno strozzato il Sud a colpi di rigore e Fiscal Compact? Sarebbero disposti a mandare all’aria il loro bel castello ultra-liberista – dal momento che dovrebbero riscrivere tutti i trattati –, pur di tenersi l’arma di un marco svalutato, cioè l’Euro, con cui competere sui mercati globali? Sono curioso di vedere come andrà a finire, anche se credo molto male e per un motivo molto semplice: tutte le economie che si reggono su trucchi contabili, finiscono per andare in pezzi.”

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