Siccome si fa un gran parlare si grandi statistiche, piani di rilancio, manovre da 55 miliardi del governo, bonus a destra e a sinistra per i lavoratori, abbiamo deciso di segnalare a tutti i lettori una bella iniziativa del quotidiano La Repubblica, che sul proprio sito www.repubblica.it, ha deciso di aprire uno spazio dedicato alla voce di chi è in difficoltà. Tanto per far capire quanto sia distante la voce e il polso della politica e delle grandi istituzioni finanziarie dalla vita – che è stata letteralmente stravolta dal Covid-19 – dei lavoratori. Imprenditori, dipendenti e soprattutto precari.
Tra le storie dei lettori di Repubblica che ci hanno colpito di più, c’è la testimonianza di Stefano, che scrive: “Sono un ragazzo di 34 anni ed ho fatto il mio primo giorno di cig il 30 marzo, poi fino al 19 maggio l’azienda ha optato per un tempo di lavoro parziale: 1 o 2 settimane mese di lavoro ed il resto in cig. Il 19 maggio ci hanno comunicato che saremo oggetto di un licenziamento collettivo, l’azienda andrà in liquidazione e tutti i 120 dipendenti circa saranno ufficialmente senza un lavoro. Perché dico che lo Stato è assente? Perché noi siamo la prova che quando i politici dichiarano in Tv che nessuno perderà il lavoro per il Covid, questo è chiaramente falso. Ed è falso che tutto il meccanismo di cig sia regolarmente funzionante: ad oggi non è arrivato un solo euro ne a me né ai miei colleghi. Quando lo Stato chiama, il cittadino risponde ‘presente’; ma quando i cittadini chiamano lo Stato, questo è puntualmente assente. La fiducia nelle istituzioni viene sempre meno. Molti di noi hanno amici, parenti e conoscenti che vivono all’estero e raccontano di come funzionano le cose al di fuori dei nostri confini: è frustrante pensare di investire tempo e risorse in un paese che non ha saputo migliorarsi negli ultimi decenni e che sicuramente non saprà farlo per il futuro”.
Abbiamo scelto una seconda storia, tra quelle riportate dal quotidiano romano, quella di Salvatore, che scrive: “Sono un padre di famiglia, tre figli. Mia moglie lavora in una pizzeria e dal 18 marzo è rimasta a casa fino a poco fa, quando ha ripreso il lavoro per 3 giorni alla settimana. Dell’erogazione della sua cig in deroga non abbiamo visto neanche l’ombra. Io fortunatamente ho lavorato sempre, con tutte le paure passate in secondo piano perché altrimenti non avremmo mangiato. Abbiamo fatto la richiesta di sospensione del mutuo e dopo 50 giorni non riusciamo ad avere una risposta sull’accettazione, continuiamo a pagarle le rate. Per fare la spesa abbiamo lasciato indietro il pagamento delle utenze che ora ammontano a 1000 euro. Prima del Coronavirus non facevamo una vita scintillante ora però senza uno stipendio è impossibile. La cosa che mi lascia basito è come sia possibile dare incentivi per l’acquisto di biciclette e non fare qualcosa per le famiglie come la mia”.
Di storie come quelle che abbiamo riportato ce ne sono migliaia. Migliaia di nuclei famigliari e lavoratori ridotti alla fame. Sui giornali di oggi si legge di un fantomatico “piano Colao” – pensato per riportare in vita l’economia del Paese – che non avrebbe mai visto la luce. L’unica cosa che ci sentiamo di dire a Roma è – citando un famoso titolo del Sole 24 ore – “fate presto!”, fate qualcosa.













