Il governo Conte, sul lavoro, ha deciso di andare avanti con la stessa filosofia che aveva contraddistinto gli interventi di primavera: procedere a vista per contenere in modo pragmatico l’impatto sociale della crisi, in perfetta coerenza con quanto si sta facendo per il pacchetto degli aiuti per le imprese, in attesa che passi la nottata, arrivino il vaccino e anche i soldi di Bruxelles. I conti di Roma, però, rischiano di non tornare, il perché lo ha spiegato l’ex dirigente nazionale della Cisl, Natale Forlani, in un bell’intervento sulle pagine della testata online Start Magazine.

La Legge di bilancio 2021 propone la proroga del blocco dei licenziamenti fino al 31 marzo, a eccezione delle imprese chiuse, con procedure di fallimento o che hanno sottoscritto accordi sindacali per la gestione degli esuberi, e la previsione di ulteriori 12 settimane della Cig ordinaria fino alla stessa data (allungata al 30 giugno per le casse in deroga). Per le imprese che non utilizzano le casse integrazioni viene prevista la possibilità di non ottemperare al pagamento dei contributi sociali per 8 settimane.

“Nel breve periodo l’efficacia di questo tipo di interventi è sufficientemente comprovata per la parte dei sostegni al reddito dei lavoratori, analogamente a quanto sta avvenendo per quelli messi in campo per gli aiuti alle imprese sotto forma di contributi sulle perdite, moratorie per i debiti bancari e per gli oneri fiscali – spiega Forlani –. Ma nel medio periodo queste iniziative risultano essere funzionali soprattutto per le imprese dotate di solide organizzazioni, assai meno per le micro imprese molto sensibili alle variazioni della domanda e per i lavoratori a termine e stagionali. Affrontare il 2021 senza una strategia di anticipo in grado di orientare i comportamenti imprenditoriali, soprattutto nei comparti dei servizi che sono certamente quelli più esposti alle conseguenze della crisi sanitaria, ma che, altrettanto, hanno le maggiori potenzialità di sviluppo nel corso degli anni futuri.”

Nel 2021 sono attese tre potenziali ondate negative, aggiunge Forlani: una prima rappresentata da una quota aggiuntiva di chiusure di attività, e di una riduzione del turnover di micro imprese e di lavori autonomi, la seconda legata alle mancate assunzioni di lavoratori, in particolare a termine e stagionali, la terza che sarà relazionata al potenziale degli esuberi accumulati nel corso di un anno per via del blocco dei licenziamenti. Tra queste, solo per la terza, data la forza del sistema produttivo e delle tutele storiche previste per i lavoratori, si è potenzialmente attrezzati a reggere l’urto. Ed è persino scontato che di fronte alla drammatizzazione dei problemi la forza delle rappresentanze delle imprese e dei lavoratori in questione finirà per giocare un ruolo rilevante nel condizionare l’utilizzo delle risorse disponibili, in termini di aiuti, di sostegni al reddito e di pensionamenti anticipati. Allargando in questo modo la frattura tra i settori tutelati e quelli esposti alle conseguenze dei cicli economici.

“La sottovalutazione della gravità dei problemi – conclude Forlani –, e dell’evidente necessità di mobilitare rapidamente le risorse nella direzione di attivare investimenti in funzione anticiclica, e ad alta intensità di lavoro, necessari anche per dare un senso al proseguo dei provvedimenti finalizzati a sostenere il reddito dei lavoratori che perdono il lavoro o che sono esposti a questo rischio, continua a essere la grande lacuna delle nostre politiche economiche.”

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