La Federal Reserve accelera sulla via dello sviluppo. A partire da gennaio raddoppierà gli acquisti mensili di bond sul mercato. Aggiungerà 45 miliardi ai 40 miliardi che già oggi spende per rilevare titoli legati ai mutui immobiliari. Fanno quasi tre miliardi al giorno che la banca centrale è pronta a buttare sul mercato per dare tono all’economia.
Ben Bernanke, presidente della Fed, ha tenuto fede alla sua fama. Come scrive Ugo Bertone su “Libero” si è comportato come ogni banchiere centrale ha l’obbligo di fare in momenti del genere: è salito sull’elicottero per innaffiare dall’alto il sistema di dollari e permettere all’economia di ripartire. Fino a quando? La risposta è inequivocabile: andrà avanti fino a quando la disoccupazione, oggi al 7,7%, non scenderà sotto il 6,5%. Un comportamento esattamente opposto a quello della BCE, che pure deve fronteggiare una situazione assai più critica. Basta ricordare che, secondo le previsioni rilasciate proprio ieri dall’istituto di Francoforte, i disoccupati in Europa sono destinati a salire ulteriormente dall’attuale l’11,7%..La Bce, pur potendo, non farà nulla per fermare l’onda.
Per carità anche Ben Bernanke, come Mario Draghi, ha la sua spina in consiglio d’amministrazione. Per il banchiere italiano si tratta di Jans Weidmann, presidente della Bundesbank. Quello americano deve fare i conti con Jeffrey Lacker, presidente della Fed di Richmond. Certo il peso specifico non è paragonabile. Tuttavia l’obiezione è la medesima: le operazioni di riacquisto titoli faranno ripartire l’inflazione. Bernanke ha risposto che per i prossimi due anni, secondo ogni previsione, il costo della vita resterà inchiodato al 2,5% annuo e quindi non c’è problema: i tassi d’interesse resteranno a zero e il sistema verrà irrorato di liquidità. L’attenzione del banchiere centrale americano si è spostato sulla crescita con l’obiettivo di abbattere la disoccupazione. Un cambiamento radicale che tiene conto anche della lentezza con cui procede la trattativa fra Repubblicani e Democratici per la correzione del bilancio federale (il cosiddetto fiscal cliff).
Bernanke ha messo al centro della sua azione per il 2013 il lavoro favorendo la macchina dei consumi. Il banchiere ama citare i ricordi della nonna a proposito della crisi del ’29. Nella città dove vivevano i Bernanke, famosa per la produzione di stivali e mocassini, i bambini giravano scalzi perché le aziende, di fronte al crollo della domanda, licenziavano. Un racconto che non è stato dimenticato. Il presidente della Fed con la decisione di ieri notte ha lanciato la volata degli Usa. Una bella notizia perché la locomotiva a stelle e strisce resta, insieme alla Cina, l’altro motore dell’economia mondiale. Per salire sul treno, però, è necessario che le imprese italiane, e quelle europee in generale, siano ancora vive. Il compito della BCE sarebbe quello di farle sopravvivere anziché assistere al loro appassire.
La redazione
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(foto Flickr)













