Sabato scorso il vicedirettore di Libero, Giuliano Zulin, si è confrontato con il fondatore di questo blog, Un’Europa diversa, Ernesto Preatoni, sul tema dell’inflazione. Che, secondo Preatoni, non è solo un rischio grave per l’economia globale, ma è già tra noi, come il Covid era già nel nostro Paese prima che percepissimo la pandemia. Da cosa si evince? I beni di consumo non stanno ancora subendo un aumento dei prezzi apprezzabile, mentre gli asset quotati e i beni di lusso stanno subendo un’impennata. Che, a breve, potrebbe far esplodere una bolla e obbligare le banche centrali a ripensare le proprie politiche.

Si parla di ripresa e nei mercati c’è chi prospetta il ritorno dell’inflazione. Preatoni, ha paura anche lei che si impennino i prezzi?

<Il problema è che esistono due tipi di inflazione. Tutti si rifanno a quella da beni di consumo, ma ce n’è una da beni di investimento che sorge quando le banche centrali stampano migliaia di miliardi e comperano i bond. La prima conseguenza è che le obbligazioni salgono, i tassi scendono e di conseguenza le azioni e l’immobiliare di prestigio salgono. Ma i bond li hanno i ricchi, così come le azioni e l’immobiliare di lusso. L’effetto inflattivo nella realtà dunque non si vede…>

Ma…

<Ma le faccio questo esempio: io apparentemente non vedo una perdita di potere d’acquisto, ci dicono ufficialmente che l’inflazione è meno dell’1%, tuttavia se fra qualche anno vorrò comprare un appartamento in centro a Milano o un titolo a Wall Street, e i valori di questi investimenti saranno superiori del 50%, proprio perché gli interventi delle banche centrali creano distorsioni, sarà come se io avessi perso una buona parte del mio potere di acquisto.

Per questo sul piano sociale non succede niente di drammatico
<Certo, perché stampando denaro e incrementando il debito pubblico, la gente normale sopravvive>.

La crisi però è reale

<Guardi, la pandemia ha diviso il mondo in due categorie: i due terzi delle persone continuano a prendere lo stipendio o la pensione, un terzo invece è nettamente penalizzato>.

Ecco, questo “un terzo” non si farà sentire?

<Ripeto, per i dipendenti non cambierà quasi niente, gran parte di chi vota alle elezioni è a reddito fisso e per questo è trattato dalla politica con i guanti, perché i governanti tengono al consenso. Gli altri? Chi fa economia tradizionale non deve aspettarsi niente. Nel settore in cui opero, l’alberghiero, è arrivato Airbnb che ha dimostrato come il mondo intero può diventare un albergo. Un sistema che provoca danni enormi per gli operatori del settore…>

Ma se la politica non aiuta chi lavora in proprio, come si riparte?

<Le faccio un esempio personale. Venti anni fa vendevamo multiproprietà, quindi immobili più servizi. Ora la gente compra solo servizi. Il Covid ha accelerato i cambiamenti e per salvarsi tocca solo innovare>.

Fra qualche mese comunque arrivano i 191 miliardi, come ha precisato il ministro Franco, del Recovery fund. Possiamo sperare che segneranno una svolta? O è un’illusione?

<Dall’inizio della pandemia il debito pubblico è aumentato di oltre 450 miliardi, che abbiamo potuto spendere come volevamo. Col Recovery invece ci obbligheranno a fare cose che magari non volevamo fare. È molto molto esagerato credere che i problemi saranno risolti con i fondi europei>

Tutto questo è debito, anche il Recovery è debito, chi lo ripagherà?

<Pochi giorni fa quello giapponese ha toccato nuovi record, mi pare il 255% del Pil. I parametri dell’economia sono sconvolti… Per sostenere le Borse, ed evitare uno sconvolgimento finanziario, le banche centrali hanno stampato a tutto spiano, d’altronde era inevitabile. Un quarto di questo nuovo debito emesso dagli Stati l’hanno acquistato le stesse banche centrali, ma tre quarti l’ha preso il mercato, anche a interessi negativi, attraverso fondi e gestioni, pagati in funzione di un rendimento non paragonabile all’inflazione finanziaria prodotta. Ma i risparmiatori, per ora, sono contenti così>.

Prima o poi però la bomba scoppierà, quando?

<La gente sbaglia confrontandosi con i prezzi dei beni di consumo. Se si confrontasse con i valori dei beni di investimento allora non comprerebbe più. Più stampano e più il divario delle inflazioni – reale e finanziaria – si amplierà>.

Per cui la rivoluzione non la farà la gente comune…

<Non mi aspetto più infatti una rivolta dal basso perché lo Stato ha scoperto, che a forza di emettere titoli di Stato si tiene buono il popolo. I veri penalizzati saranno quelli che comprano debito pubblico o reddito fisso, ovvero quelli che vorranno comprarsi un appartamento in centro, ma non se lo potranno più permettere>.

Si spieghi meglio…

<Sul finire degli anni ‘70 l’inflazione da beni di consumo era al 25%, ma la gente era contenta di comprare Bot al 15%. Il rendimento nominale era più importante di quello reale. Se la gente capisse questo concetto razionale, allora avremmo poco tempo per assistere allo scoppio della bolla. Ma se il risparmiatore è felice di portare a casa uno 0,5%, perché l’inflazione è 0,5… Conta moltissimo la psicologia>

La realtà però che lei descrive è paurosa

<Se io le chiedessi: preferirebbe essere un operaio attuale o un re di 250 anni fa? Probabilmente lei direbbe il re. Però l’operaio di oggi può contare su medicine, auto, frigoriferi… Beni, che nemmeno un sovrano 250 anni fa possedeva. Cosa vuol dire questo esempio? Che la ricchezza è un fatto relativo. L’unica certezza è che chi ha acquistato beni reali si troverà un patrimonio rivalutato, mentre chi ha comprato reddito fisso, si troverà il gruzzolo svalutato. La realtà è sotto gli occhi, eppure…>

Ultima domanda. Draghi?

<Lui fa il banchiere, salvò l’euro (per qualcuno è stato un merito, per altri un demerito). Però la cinghia di trasmissione sotto di chi comanda non funziona più. Anche se Draghi fosse un drago, il giorno dura sempre 24 ore e da solo non può fare miracoli. Non vorrei che, alla fine, diventasse un altro Monti.>.

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