Qualche giorno fa il sito, ben informato, ilsussidiario.net ha pubblicato un articolo che fa abbastanza paura. L’autore, Mauro Bottarelli, spiega che la grande stampa, i grandi economisti e gli editorialisti di punta hanno ammansito le opinioni pubbliche con l’idiozia della transitorietà dell’inflazione per quasi due trimestri pieni, ora però è il tempo a giocare contro. Una cosa transitoria, in quanto tale, non può durare un anno. O magari uno e mezzo. E dopo le impennate dei prezzi delle commodities, ora è la filiera a pagare il conto a margini talmente strizzati da sembrare limoni nel secchio dell’immondizia. La verità è che la ripresa al 6% non c’è e una nuova fiammata del Covid potrebbe strozzare, di nuovo, l’economia dell’Europa. A quel punto per tutti e soprattutto per noi sarebbero dolori.
“La riprova arriverà a breve. Decisamente a breve. Perché se alla fine del trimestre in corso, quello natalizio, non si sostanzierà un minimo di rimbalzo dell’economia trainato dai consumi, allora i guai saranno davvero seri. Quantomeno a livello di narrativa: per capirci, è il mitico 6% di Pil a essere – ogni giorno che passa – sempre più a rischio”, scrive secondo il quale i prezzi alla produzione in Germania a settembre sono saliti del 14,2% dal 12% di agosto, il massimo dall’ottobre 1974, quando toccarono il +14,5%. Ma non basta: il PPI della Germania depurato dai costi energetici è comunque salito dell’8,6%, calcolando che il prezzo del gas ha segnato un +58,9% su base annua e quello dell’elettricità un +23%.”
“Insomma, chi si faceva beffe delle messe in guardia da deriva weimariana, oggi ride di meno. E, come Repubblica, pare intento a fare stretching per evitare figuracce nella disciplina del salto sul carro del vincitore. Ovvero, di chi si rende conto che il mondo sta schiantandosi contro un muro solo quando ha già il naso rotto e finge di piangere per la gioia – aggiunge Bottarelli –. In compenso, nel medesimo giorno in cui veniva reso noto questo dato, la Bce sfondava l’ennesimo record a livello di espansione dello stato patrimoniale: altri 22,4 miliardi che portavano il totale del bilancio dell’Eurotower a 8,336 trilioni di euro, cifra pari al 77% del Pil dell’eurozona. Tanto per mettere la questione in prospettiva, quello della Fed è pari al 37% del Prodotto interno lordo statunitense. Noi invece ci stiamo avvicinando a grandi passi verso il livello giapponese, visto che lo stato patrimoniale della Bank of Japan vale il 133% del Pil nipponico. Insomma, il Titanic comincia a imbarcare acqua, ma lo fa solo in alcuni anfratti della terza classe.”
Nonostante la Bce non abbia ridotto gli acquisti di titoli di Stato e nonostante l’addio di Weidmann, il nostro spread resta inchiodato in area 100-105 punti base. Cosa accadrebbe se realmente la Bce dovesse moderare gli acquisti? Ma, soprattutto, quale destino ci attenderebbe se davvero il 31 marzo finisse il Pepp e si tornasse a una normalizzazione della politica monetaria? Non accadrà. Non a caso, il capo della Bundesbank ha preferito chiamarsi fuori. Non a caso, Mario Draghi sta pesantemente alzando la posta con la riforma delle pensioni. Scatenando i malcontenti non solo della Lega che vede rottamata Quota 100 per la buffonata di Quota 102 o 104 ma anche i sindacati, gli stessi che fino all’altro giorno erano pronti anche a bandire il diritto di sciopero pur di non turbare il sonno di Mr. Whatever it takes. Ve lo dico da mesi, esattamente come per inflazione e supply chain: non ci sono pasti gratis. E l’Europa ora ci chiederà sempre di più.
“Rimpiangeremo non solo la Merkel e Weidmann, ma anche e soprattutto il Mes, strumento che avrebbe portato le medesime condizionalità accettate dal governo di Mario Draghi ma in maniera meno drastica e ben più graduale – conclude Bottarelli –. Soprattutto, stante il quadro macro in cui sta per andare a incastonarsi questa stagione di riforme che, se a palazzo Chigi ci fosse qualcun altro, verrebbe definita per quella che è: lacrime e sangue. Certo, Mario Draghi troverà l’argent de poche fra i miliardi ricevuti da Bruxelles in cambio della Riforma Cartabia e metterà qualche centesimo per rendere meno pesanti le bollette invernali, ma la china ormai è chiara: il governo del Paese non passa dal Parlamento, lavora su diretto mandato e con filo diretto europeo. Insomma, un enorme Mes. Montecitorio e Palazzo Madama sono orpelli o poco più. Oltretutto con uno spread solo apparentemente sotto controllo, come mostrano gli acquisti della Bce.”













