C’è un intervista – pubblicata lunedì sull’Economia del Corriere della Sera – che è passata sottotraccia, ma in cui si dicono cose molto gravi. L’intervistata è un’economista e divulgatrice, Stephanie Kelton, che ha appena pubblicato un libro tradotto in Italia col titolo “Il mito del deficit”. Nel corso della chiachierata Kelton dice due cose su cui dovremmo riflettere: stando alla “nuova teoria monetaria” il deficit di un Paese non è un problema a patto che, e qui subentra il secondo tema importante, quella nazione sia provvista di una Banca Centrale e di una moneta sovrana. L’Italia, spiega Kelton, ha sbagliato a entrare nell’Euro perché ora non ha né l’una né l’altra.
Qualcosa evidentemente si muove nel mondo dei giornaloni di sistema, quelli che “tifano tricolore” e che si sono appiattiti su posizioni pro-Euro da sempre. Un esempio è l’intervista pubblicata lunedì scorso sull’inserto settimanale del Corriere della Sera dedicato all’economia. L’intervistata è Stephanie Kelton, docente di Economia e politica pubblica alla Stony Brook university (New York) e consulente economico di Joe Biden e Bernie Sanders, Kelton ha spiegato a L’Economia come la Mmt fa ripensare in modo completamente diverso la risposta necessaria alle grandi crisi come quella causata dal Covid-19.
Nel corso dell’intervista Kelton ha detto alcune cose che dovrebbero farci pensare. La prima, il mito del deficit, che tanto ha spaventa i “virtuosi” in Europa: in realtà ogni Paese dovrebbe, soprattutto in tempi di Covid, sostenere il più possibile l’economia, senza preoccuparsi del debito, ma tenendo d’occhio l’inflazione. “L’inflazione è davvero l’unico limite alla spesa pubblica – spiega l’economista –. Finalmente il dibattito fra gli economisti e i politici si sta incentrando su questo tema. Ma il piano di spesa di Biden, come del resto quello del marzo 2020, non è uno stimolo. È solo il modo per rimpiazzare la perdita di reddito subita dai cittadini per colpa della pandemia: serve a permettere alla gente di continuare a pagare le bollette della luce e del gas, il cibo, le rate del mutuo, insomma tutte le spese normali. In altre parole è un piano per sopravvivere.”
Un Paese, secondo Kelton, non va in crisi per il deficit: “Un Paese non va in crisi per il volume del suo debito pubblico se ha una moneta sovrana. I debiti sono un problema e causano crisi per i Paesi che hanno adottato l’euro e devono emettere titoli in una valuta che non possono controllare – aggiunge Kelton –. Ricordo che nel 1995 l’Italia aveva un debito pubblico in lire pari al 120% del suo Prodotto interno lordo (Pil, il volume di tutte le merci e i servizi prodotto in un anno nel Paese) e non visse una crisi del debito; invece nel 2010-2011, con lo stesso 120% di rapporto fra debito e Pil, ma con i titoli del Tesoro in euro, scoppiò la crisi”.
A quel punto il giornalista chiede: ma allora abbiamo fatto male a entrare nell’Euro? La risposta è tranchant: Si può dire di sì, nel senso che il progetto dell’euro è molto fragile, come abbiamo scritto Randy Wray e io in un saggio del 2009. È un esperimento senza precedenti di divorzio della politica monetaria da quella fiscale. E molto costoso, come è apparso chiaro con la crisi finanziaria del 2008-2010.”













