Anni di marco debole – oppure di euro, chiamatelo come vi pare -, che hanno favorito una valanga di esportazioni tedesche, hanno fatto perdere, definitivamente la pazienza a Trump. È arrivato il momento del redde rationem.
Come raccontava il sabato il sito del Sole 24 Ore “Una vecchia faida tra Airbus e Boeing sugli aiuti di Stato ha riacceso le tensioni commerciali tra Europa Stati Uniti. La Commissione Ue ha preparato una lista di prodotti americani da sottoporre a dazi sull’import per un valore di 12 miliardi di euro. Sempre per le stesse ragioni nei giorni scorsi il presidente Trump aveva preannunciato tariffe per un simile ammontare sulle importazioni dall’Unione europea. Nel mirino dell’Amministrazione Usa, aerei, elicotteri, motociclette, ma anche prodotti agroalimentari, molti dei quali italiani, dal prosecco al pecorino. Tra i prodotti americani oggetto di potenziali tariffe da parte di Bruxelles, merluzzo surgelato, salmone, prugne, pere, aerei, trattori e componenti per auto.”
Insomma: è guerra commerciale totale tra Usa e Europa. Il momento, spiega ancora il Sole 24 Ore, è particolarmente delicato per le relazioni transatlantiche poiché lunedì dovrà essere formalizzato dai governi europei il mandato alla Commissione per avviare negoziati commerciali con gli Stati Uniti. L’obiettivo formale della trattativa è un’intesa di libero scambio sui prodotti manifatturieri che escluda però l’agricoltura. In realtà si tratta di un modo – l’unico modo – per evitare che Trump imponga dazi del 25% sulle auto europee esportate in America, cosa che ha più volte minacciato. “Non c’è dubbio che l’annuncio di potenziali tariffe da entrambe le parti renderà ancora più difficili le trattative, a maggior ragione se dovessero partire dopo la firma della tregua commerciale tra Cina e Stati Uniti, che renderebbe il presidente americano ancora più ostile e incline ad alzare la posta per arrivare a un compromesso”, aggiunge Il Sole.
L’Europa, quindi, alimenta una guerra con gli Usa che fa comodo soprattutto a Berlino e penalizza quei Paesi, come l’Italia, che hanno già sofferto, negli ultimi anni, per un Euro troppo forte per la propria economia e per le sanzioni già imposte da Putin all’Europa per assecondare i desiderata di Trump sull’Ucraina. Ci conviene veramente andare avanti così?













