Non c’è niente da fare: l’economia non riparte. Nonostante le dichiarazioni trionfalistiche il dato di realtà è preciso: l’Italia non esce dalla stagnazione.  A maggio il fatturato industriale è tornato a salire, segnando un miglioramento dell’1,2% su aprile. Dopo l’aumento record di aprile, invece, gli ordinativi ricominciano a scendere in maniera piuttosto accentuata: -2,5%. Accade quello che abbiamo più volte illustrato: le aziende tengono l’attività al minimo guardando soprattutto al magazzino. Appena si svuota (il fatturato che cresce) fanno girare le macchine un po’ più rapidamente. Pronte subito a smorzare non avendo visibilità sul futuro (la diminuzione degli ordini). Ecco perché gli indici procedono a strattoni: se ci fosse bisogno di un’altra conferma del clima recessivo ecco la notizia delle vendite al dettaglio scese a maggio dello 0,1%. Niente ripresa, e se la gente non compra la produzione non riparte, la disoccupazione non diminuisce e il Pil ristagna. Il resto è solo chiacchiera.

La situazione rende ardimentoso il programma di tagli alle tasse voluto da Renzi.  Il progetto funziona se l’economia riparte e l’Italia comincia a produrre un po’ ricchezza, e allora il taglio delle tasse sarebbe il turbo acceso su un motore già in movimento. Ma se la macchina è ferma è tutto inutile. Si è già visto con gli 80 euro: una manovra molto costosa per la finanza pubblica (10 miliardi) ma assolutamente irrilevante sui consumi. Chi ha incassato il bonus se l’è tenuto ben stretto, lo ha risparmiato o l’ha usato per pagare le tasse.  Di certo non è andato in negozio a spendere.  Il maxi-piano da 50 miliardi rischia di fare la stessa fine, aumentando la già elevata propensione al risparmio degli italiani.

In economia il gioco delle aspettative è fondamentale: sono portato a spendere se penso che il mio reddito resterà invariato nei prossimi anni o addirittura salirà. Se perdo questa sicurezza avrò solo un obiettivo in testa: mettere il fieno in cascina per i momenti di difficoltà. Una domanda: il clima di austerità imposto dall’euro a quale stato d’animo conduce? All’euforia o alla depressione? Vediamo chi sa rispondere.

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