Il fondatore di questo blog, Ernesto Preatoni, sabato, in un editoriale pubblicato dal quotidiano Libero, è tornato su una proposta del Presidente di Consob, Paolo Savona. Il professore, giorno fa, ha incontrato la comunità finanziaria e ha rilevato un punto di – secondo me grandissima – debolezza nella strategia che il Governo sta portando avanti per cercare di riportare la crescita nella nostra economia.

La scorsa settimana Savona ha dichiarato: “Se gli interventi decisi per fronteggiare la crisi produttiva si concentreranno in prevalenza sulla concessione di garanzie e di incentivi all’indebitamento delle imprese, si avrà un peggioramento della loro leva finanziaria, che renderà ancora più difficile e più lenta la ripresa dell’attività produttiva. Se a queste spese e a quelle necessarie per assistere le famiglie in difficoltà si provvederà con prestiti obbligazionari pubblici e crediti ottenibili dall’UE, tutti da rimborsare, il rapporto debito pubblico/PIL, già elevato, si innalzerà ulteriormente. Se, come presumibile, il mercato non terrà conto della capienza del nostro risparmio ad accoglierlo e della solidità delle nostre esportazioni a generarlo; e se il rimborso del debito pubblico è messo in dubbio dalle stesse istituzioni sovranazionali, la ripresa produttiva e la rete del benessere sociale ne patirà ulteriormente.”

“Bisognerebbe che chi ci guida prendesse, secondo me, un po’ più in considerazione le parole del professor Savona – ha scritto Preatoni –. Che, prima di tutto, questa settimana, ha spiegato a tutti che l’Italia dovrebbe smetterla di considerarsi e di essere considerata un problema finanziario per la comunità economia europea e per quella globale. In più a Roma dovrebbero smetterla di puntare tutto sulle famose garanzie alle banche che dovrebbero consentire agli imprenditori di ottenere prestiti. Primo perché gli istituti di credito – da quello che ho letto e sentito – non hanno nessuna voglia di erogare questi prestiti lampo che Conte aveva definito un “atto di amore”.”

“In secondo luogo, perché caricare sempre le imprese private della responsabilità e dell’onere di far ripartire un Paese – senza averle sostenute debitamente nella fase del lockdown – non è solo moralmente scorretto, ma anche economicamente – conclude Preatoni. Se riempiamo di debiti le società italiane, che già fanno fatica a finanziarsi, cosa possiamo aspettarci da settembre? Il rischio è di ritrovarsi con un sistema produttivo sovraindebitato. Che, peraltro, deve già sopravvivere in una situazione che vede le aziende in difficoltà, che non possono licenziare, e con la cassa integrazione per i dipendenti rinnovata solo fino al 31 agosto. Il problema è che il governo non sembra intenzionato a mettere in campo strumenti nuovi o differenti da quelli di cui si parla da mesi. Se niente cambia, la mia paura – e vedrete che non mi sbaglio – è che la bolla della disoccupazione e della povertà in Italia scoppierà da settembre.”

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