L’Economia del Corriere della Sera, la mattina dopo la storica finale degli Europei, ha provato a calcolare quanto può valere, per l’economia del nostro Paese, la coppa che, invece di tornare “a casa”, è finita a Roma. È difficile dare un valore assoluto alla vittoria di una finale, ma, di fatto, portare a casa un Europeo per un Paese è un po’ come un’enorme vetrina per tutta nazione, per i suoi prodotti e le sue aziende.
Alessandra Puato, sulle pagine dell’Economia del Corriere.it, questa mattina ha provato a dare una dimensione a quanto potrebbe valere, per l’Italia, la coppa che Chiellini, Bonucci e soci, questa mattina, hanno riportato a Roma. «Non ci sono correlazioni matematiche — dice Stefano Caselli, prorettore dell’Università Bocconi — ma nella storia è successo più volte che i listini si muovessero in modo anomalo dopo i grandi eventi sportivi. Di certo una vittoria a una grande competizione è un enorme road show per il Paese, una grandissima vetrina, come fosse la campagna di comunicazione di tutta l’Italia. L’effetto ovviamente è di breve durata, ma se si somma con altre componenti può essere più robusto: per esempio, con l’indicazione dei giorni scorsi di Jp Morgan, che ha detto che è tempo di tornare a investire sull’Italia». Diverso il ragionamento sulle singole squadre, dove l’effetto sul titolo può essere diretto: «I giocatori che vincono una grande partita aumentano di valore, questo ha un impatto sui corsi azionari della squadra», dice Caselli.
“La Reuters, in un’agenzia di Marc Jones intitolata «Vincere agli europei può aiutare il tuo listino azionario», racconta di come è andata negli ultimi 20 anni – aggiunge Puato –. Degli ultimi cinque vincitori del torneo, le Borse greca e spagnola hanno battuto l’indice paneuropeo Stoxx dopo le vittorie del 2004, del 2008 e del 2012 mentre solo il Portogallo ha perso valore sul listino nel 2016. Il mercato azionario di Atene ha messo a segno un +20% sei mesi dopo la vittoria della Grecia, mentre la prima delle due vittorie della Spagna nel 2008 e nel 2012 è arrivata al culmine della crisi finanziaria globale, ricorda la Reuters: la maggior parte dei mercati azionari perdeva, ma la Borsa spagnola è comunque riuscita a galleggiare perdendo il 5% in meno dello Stoxx 600.
Nel 2012, conclude Puato, il risultato della partita è arrivato nel secondo picco della crisi del debito della zona euro e poco prima che il presidente della Bce Mario Draghi calmasse le acque giurando di fare «tutto il necessario» («Whatever it takes»): «L’indice Ibex di Madrid inizialmente è crollato nonostante il 4-0 della Spagna sull’Italia, ma alla fine dell’anno aveva superato lo Stoxx 600 di circa il 4%», dice la Reuters. Uno studio di Goldman Sachs nel 2014, prosegue l’agenzia, ha poi segnalato che la Borsa locale del vincitore nel primo mese dopo la finale saliva del 3,5%, ma poi la fiammata svaniva. Quest’anno, nota la Reuters, la Danimarca dopo la sconfitta nella semifinale di mercoledì 7 luglio ha superato con la Borsa di Copenhagen l’Ftse 100 di Londra di quasi il 5% dall’inizio del torneo.













