La Troika? Arriverà in Italia ma avrà l’aspetto mascherato di Bruxelles e lo farà per mezzo di un cavallo di Troia, il Recovery Fund. Lo ha scritto il fondatore del nostro blog, Ernesto Preatoni, nell’editoriale pubblicato sabato scorso dal quotidiano Libero.
“Il diavolo, si sa, si nasconde nei dettagli ed è questo il motivo per cui, spesso, qualche riga scritta in piccolo, su qualche legge o trattato europeo, ha finito per stravolgere gli equilibri tra i Paesi membri – scrive Preatoni –. Nei mesi scorsi si è tanto discusso del Mes e del rischio che l’Italia vedesse i signori della Troika arrivare a Roma per sottoporre – dopo averci prestato qualche spicciolo – il Paese a una cura greca. Io temo che il cavallo di Troia – attraverso il quale Bruxelles riuscirà a imporre definitivamente la propria cura al Paese – sarà il Recovery Fund. Grazie al quale l’Unione avrà, per anni, un’arma di ricatto nei confronti dell’Italia.”
Secondo Preatoni, come ha scritto Federico Fubini il 27 maggio scorso, sulle pagine del Corriere della Sera, l’accordo che è stato stipulato a Bruxelles per il Recovery Fund non è un pasto gratuito e neanche un tesoretto fatto per goderci un 2021 di cuccagna. Tutt’altro: ogni euro che verrà destinato all’Italia dovrà essere subordinato a un piano di riforma dedicato ad ammodernare il Paese. Questa, secondo Fubini, “Sarà la condizione per avere accesso a quei nuovi fondi europei. Tre quarti dei 750 miliardi di euro che verranno distribuiti fino al 2024 sono legati a piani nazionali che riducano le barriere oggi capaci di rendere gli investimenti pubblici tardivi, inefficaci, sprecati. Per l’Italia, le riforme che la Commissione ha già indicato sono una giustizia civile certa nei tempi e negli esiti e un’amministrazione che venga messa in grado di funzionare, perché l’Italia oggi è paralizzata.”
L’Italia, secondo Preatoni, è un Paese con un debito pubblico enorme, in questo momento, peraltro, totalmente dipendente dagli acquisiti della Bce – che è arrivata a detenere una quota monstre del nostro debito pubblico – per tenere sotto controllo il famoso spread. In termini di risorse per il bilancio Paese – che a fine anno rischia di ritrovarsi con 1,2 milioni di disoccupati in più – è altrettanto dipendente dai fondi europei per la ricostruzione post Covid e, almeno fino a questo momento, non sembra avere un piano diverso da quello attuato durante i tre mesi di lockdown, ovvero far passare la nottata a colpi di sussidi, cassa integrazione e prestiti garantiti dallo Stato. Tanto per avere un metro paragone, la Merkel ha appena varato una manovra monstre da 130 miliardi con cui la Germania ha, prima di tutto, deciso di operare uno dei più grandi tagli delle tasse della propria storia. Berlino ridurrà l’Iva dal 19% al 16% e dal 7% al 5% per sei mesi, con un costo da 20 miliardi. Si tratta di una grande scommessa con la quale Berlino punta a recuperare, in un solo anno, i circa 4 punti percentuali di Pil che il Paese dovrebbe perdere in questo funesto 2020.
“I politici di Bruxelles sborseranno i denari solo dopo aver verificato se abbiamo un piano per ripartire e, soprattutto, se a loro sta bene. Il rischio che vedo è quello di ritrovarsi in casa un arbitro straniero, pronto a obbligare il Paese a prendere la direzione più gradita ad attori eterodiretti – conclude Preatoni –. Del resto, se questo Paese è sotto scacco e in vendita, un po’ se lo merita: le uniche proposte per il rilancio dell’economia che sono state fatte vivono di bonus per biciclette (perché nessuno ha pensato a bonus “green” per rinnovare il parco auto come fece Obama, invece di discutere prestiti garantiti dallo Stato a questo o quel marchio?) e facciate delle case.”













