Il piano Next Generation Europe? Più che un piano di rilancio post pandemia, sembra piuttosto una cambiale in bianco firmata dall’Italia per non rischiare di ritrovarsi a nuotare nuda quando la marea di stimolo monetario della Bce si ritrarrà. Peccato che – come ha ben notato Giuseppe Liturri sulle pagine di Start Magazine – accettare i soldi di Bruxelles significhi accettare una specie di Troika in casa per lunghi anni.
“Da inizio settembre la Commissione ha ripreso il suo programma di emissioni di titoli destinati a finanziare i prestiti e i sussidi che ha cominciato a erogare agli Stati membri nell’ambito del programma straordinario Next Generation Eu – scrive Giuseppe Liturri su Start Magazine –. Prima della pausa di agosto, aveva già raccolto 45 miliardi, che ha utilizzato per corrispondere gli anticipi del 13% (24,9 miliardi per l’Italia). Ieri pomeriggio la Commissione ha annunciato l’esito dell’asta di collocamento dei titoli a 5 anni: 2,5 miliardi con un rendimento del -0,49% e rapporto di copertura tra domanda e offerta di 2,3.”
Secondo Liturri sembra procedere tutto a gonfie vele ma così non è. E il problema viene ben evidenziato da un commento di un trader apparso sul Sole 24 Ore il 16/9, dopo la prima asta dei titoli a breve. Il mercato secondario di questi titoli è ancora poco trasparente e liquido e gli investitori procedono con relativa cautela. Il trader osserva che “quando un titolo come il settennale di due giorni fa viene collocato a un rendimento superiore di 20 punti base rispetto a quello del corrispettivo Bund tedesco e addirittura qualche centesimo oltre l’OAT francese, l’anomalia è evidente e soltanto un secondario efficiente e liquido può contribuire a colmarla”.
I fondi raccolti in questo (inefficiente) modo, saranno poi girati agli Stati membri a titolo di prestito o sussidio (per l’Italia, 68 miliardi di sussidi e 124 miliardi di prestiti). Ma a noi conviene? “Accettando di commettere il marchiano errore di comparare mele con pere – perché tale è la comparazione tra prestiti ricevuti sotto un pesante carico di condizioni e rigidità procedurali, come il Next Generation Ue, e Bot/Btp – i numeri non tornano comunque – spiega Liturri –. Infatti nelle stesse settimane, l’Italia si è finanziata emettendo Bot a 6 mesi al tasso del -0,52%, appena 21/22 punti base in più del corrispondente titolo Ue. L’ultima asta del Btp a 5 anni, aveva offerto un rendimento del -0,01%, con uno spread rispetto al titolo Ue di 48 punti base. Il Btp a 7 anni è stato collocato pochi giorni fa al rendimento del 0,32%, con uno spread rispetto al titolo Ue di 60 punti base.”
Allora la domanda è: si giustifica un maggior tasso – oscillante dallo 0,20% allo 0,60% man mano che si allungano le scadenze – alla luce di tutti i costi organizzativi, di coordinamento, delle condizioni di aggiustamento macroeconomico, dei condizionamenti nelle direttrici di spesa (green e digitale Über Alles) tipici del Next Generation Ue?
“Preferite ristrutturare la casa pagando un tasso del mutuo leggermente superiore, ma liberi da ogni ipoteca e condizionamenti, o preferite risparmiare un piatto di lenticchie e subire il condizionamento del condominio che deciderà perfino il colore delle pareti e potrebbe imporre anche la demolizione di qualche muro portante?”, si domanda Liturri. La risposta pare abbastanza scontata.













