Una sola cosa è chiara dopo il referendum: ha vinto la democrazia. È già accaduto, in Grecia, nel Regno Unito e negli Stati Uniti dove, piaccia o meno, il popolo ha fatto le sue scelte su materie che lo toccano direttamente. Chi afferma che la democrazia non funziona, che il popolo non sa scegliere e tutto ciò che non coincide con gli interessi dei gruppi dominanti è populismo, non è certamente un democratico. I grandi studiosi ci hanno insegnato che democrazia è il diritto del popolo a fare anche scelte sbagliate, dato che se ne assume la responsabilità. Ora, infatti, bisogna prepararsi alla controffensiva dei poteri forti. I primi segnali sono arrivati: la manovra di bilancio per il 2017 ha bisogno di molti aggiustamenti. Il segnale è abbastanza chiaro: è cominciata l’offensiva delle elite per punire gli italiani del loro voto sbagliato. Il referendum, infatti, fra le tante cose ha bocciato anche un governo che,al di là di qualche dichiarazione, ha sempre preso ordini dalla Ue. Ricordate la foto di gruppo a fine settembre a largo di Ventotene fra Renzi, Hollande e la Merkel? Sembravano i padroni dell’Europa. Sono passati meno di tre mesi e già l’immagine appartiene al passato remoto: il premier italiano non c’è più, il presidente francese ha annunciato che non si ricandiderà, e la cancelliera tedesca non è molto sicura della rielezione.
Tutto questo per dire che le cose possono cambiare da un momento all’altro e la voce popolare si fa sempre più forte. Il referendum è stata la risposta alla politica dei sacrifici: i cittadini sono stanchi di una politica economica che impedisce la crescita e fa aumentare la disoccupazione. Soprattutto fra i giovani. Non sarà qualche decimale in più di spesa a far ripartire l’economia. Serve una spinta forte che può avvenire solo fuori dall’euro. È proprio questo scenario che gli euro fanatici vogliono sventare. Come? Ricattando l’Italia per le sue debolezze strutturali. Magari attraverso un nuovo governo tecnico sullo stile di quello di Mario Monti. Altrimenti sarà l’apocalisse. Un film visto e rivisto negli ultimi cinque anni. Ora però c’è la novità del referendum. Accetteremo ancora il ricatto che arriva da Bruxelles sotto forma di una nuova manovra correttiva o finalmente riprenderemo in mano il nostro destino? Manca poco per saperlo.













