Succede negli Stati Uniti ma, non fatevi illusioni, il fenomeno è vivo e vegeto anche in Europa e in Italia: crescono sempre di più le disuguaglianze tra chi ha (troppo) e chi non ha (nulla o quasi). L’atto di accusa arriva dal premio Nobel Angus Deaton, scozzese, che per tutta la vita ha studiato le disuguaglianze nel mondo occidentale. Secondo Deaton, intervistato sulle pagine di Affari & Finanza di Repubblica, la scorsa settimana, il problema dell’economia moderna sarebbe da ricercarsi in primo luogo nel sistema di tassazione.

“Non posso negare – spiega Deaton al giornalista Eugenio Occorsio, nel corso della chiacchierata – il contributo alla scienza economica di Milton Friedman, James Buchanan, Geroge Stigler, Robert Lucas, solo che hanno impostato un sistema, che dura tutt’ora, chiamato “trickle-down”, senonché si è rivelato un “trickle-up” visto che ogni centesimo di tasse versato dalla classe media “sgocciola” a favore dei ricchi. E la pandemia ha reso la situazione drammatica.”

Un aspetto preoccupante che emerge nel corso dell’intervista è il fatto che, secondo Deaton, negli Stati Uniti il partito riformatore sembri “una federazione di gruppi di interesse privi di uno spirito unitario” e che “persino la Corte Suprema, per non parlare della magistratura, è intrisa di personaggi di chiara marca conservatrice.” In questo contento, poi, i sindacati sono stati relegati a un ruolo totalmente marginale: “È di pochi giorni fa – spiega il professore – una sentenza che bandisce il sindacato dal lavoro agricolo: ormai le trade union sono prive di qualsiasi potere di influenza. E la componente lavoro continua a ridursi come impatto sul Pil.”

Quest’ultima si riduce, ovviamente, a favore del capitale: “Wall Street è cresciuta del 25% durante la pandemia, mentre introno c’era la morte, la disoccupazione, la disperazione. Da anni chi è al vertice della scala sociale si preoccupa solo di sfilarla, la scala, da sotto le gambe di chi prova a salire, per tenersi stretti i privilegi e le rendite. Con l’aiuto dei politici che fanno eleggere, i super ricchi dominano la vita americana e non si preoccupano di migliori scuole pubbliche o assistenza sanitaria di cui invece c’ disperato bisogno. Le tasse premianti sono quelle sui capital gain e le banche resistono a regole stringenti che ne riducano i profitti ma difendano i cittadini da prestiti predatori o pubblicità ingannevole, permettendo di affrontare mutui e finanziamenti più ragionevoli.”

Deaton conclude con una battuta interessante la sua intervista, pur apprezzando enormemente il modello sanitario Europeo – che per gli Usa secondo lui rappresenta “un’utopia” –, aspetta di vedere cosa sarà in grado fare l’Unione in termini economici per uscire dalla crisi: “Bisognerà vedere per esempio quale sarà la risposta politica alle sovvenzioni che anche in Europa sono state generose. Nella precedente crisi, per soddisfare i bisogni la risposta fu l’austerity, ed è stato un disastro.”

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