Sabato scorso, sulle pagine di Libero, il fondatore di questo blog, Ernesto Preatoni, ha dedicato un editoriale all’inflazione e all’immobiliare che, secondo lui, farà la parte del leone nei prossimi anni di economia post-Covid. La crisi del 2008 e il virus hanno obbligato banche e Stati a spingere su quantitative easing e incentivi fiscali che hanno inondato di liquidità i mercati. Investitori e risparmiatori, ora, impauriti dalla prospettiva inflazione, puntano sui beni reali.
“Sarà l’immobiliare a fare la parte del leone sui mercati globali post pandemia – scrive Preatoni –. Lo dico alla luce di un concetto molto importante in questa fase così critica dell’economia globale, di cui rivendico la paternità o. Credo, infatti, di essere stato il primo ad aver osservato, già anni fa, come l’utilizzo spregiudicato del quantitative easing da parte delle banche centrali avesse generato quella che avevo definito “inflazione sui beni di lusso”.”
“Negli anni passati professoroni, economisti e anche diversi banchieri centrali hanno continuato – e continuano – a sbandierare un concetto che, secondo loro, giustificava la scelta di stampare moneta come se non ci fosse stato un domani: “l’inflazione non sta crescendo”. L’inflazione, da anni, cresce eccome, il problema, come ho evidenziato fin troppe volte, è che il quantitative easing ha gonfiato le tasche dei ricchi e dei rentier. Ricchi e rentier, però, anche se diventano più ricchi continuano a comprare le stesse quantità di pane e latte (ovvero i tipici beni che finiscono nei panieri utilizzati per misurare l’inflazione) di quando avevano il portafogli meno gonfio.”
“Che cosa è cresciuto invece? – si domanda l’autore – È cresciuto, guarda il caso, proprio quello che comprano i ricchi: asset – ovvero titoli azionari -, materie prime – che sono ai massimi storici – e, soprattutto, l’immobiliare. Nell’ambito di questa sorta di panorama inflattivo che si sta verificando sui beni di lusso si inserisce un ulteriore epifenomeno, quella della crescita della liquidità, dovuta da un lato a proprio al quantitative easing – che ha reso i ricchi ancora più ricchi – e, dall’altro, all’impossibilità – durante i mesi di lockdown – da parte dei consumatori di spendere parte del proprio reddito. Le chiusure hanno, di fatto, “imposto” una forma di risparmio, che ha fatto lievitare il saldo dei conti correnti di quanti non hanno subito ricadute negative dovute alle chiusure. Se guardiamo al nostro Paese, all’Italia, secondo i dati Abi (Associazione bancaria italiana), a novembre 2020 la sola liquidità sui conti correnti ammontava a 1715 miliardi di euro, registrando un aumento del 32,5% circa rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.”
Parliamo di una montagna di soldi, osserva Preatoni, pari ai livelli del Pil del nostro Paese: si tratta di un fenomeno che non si osserva solo da noi e che sta generando un fiume di denaro che si sta letteralmente riversando sul mercato immobiliare. Il mattone sta letteralmente “esplodendo”. Lasciamo stare l’Italia – dove, comunque, il mercato di Milano non ha subito flessioni significative nemmeno nel 2020 e ha avuto il coraggio di veder crescere i prezzi subito dopo la fine del lockdown – e proviamo a ragionare sul mercato globale. A Dubai, dove – a seguito della pandemia – l’immobiliare sembrava morto, si è ripreso di colpo e si assiste ad una vera e propria corsa ad accaparrarsi un appartamento. Per non parlare della Russia: la società di analisi Maris Properties – che fa parte del netword CBRE, una delle più importanti aziende nel settore immobiliare al mondo – ha appena pubblicato un report in cui analizza l’andamento del settore da gennaio 2020 a maggio 2021. Il risultato di questa survey? I prezzi del real estate residenziale sono letteralmente esplosi: un appartamento a Sochi costa il 70% in più, a Kaliningrad i prezzi sono cresciuti del 50%, a San Pietroburgo del 40% e a Mosca, dove già le valutazioni erano elevate, del 30%.
“Cosa significa tutto questo? Significa che – per una legge vecchia come il mondo – quando il denaro è troppo e fermo, vale meno e si sposta. Era già chiaro che gli investimenti si fossero spostati sulle Borse, la vera novità è che ora i risparmiatori stanno puntando sull’immobiliare e questo, secondo me, è chiaramente dimostrato dall’andamento dei prezzi. L’inflazione c’è, esiste, chi ha liquidità in eccesso lo percepisce e punta su asset tangibili. È una forma di protezione, secondo me intelligente, nei confronti di quella bolla inflattiva che prima o poi dovrà necessariamente esplodere.”













