C’è una frase, amara, che si nasconde nelle parole che Conte ha proferito, il 30 ottobre, quando, a fine ottobre, ha incontrato i sindacati (Cgil, Cisl e Uil) annunciando che “il blocco dei licenziamenti viene prolungato alla fine di marzo”, fino al giorno 21. Nel corso del meeting il premier ha spiegato che “la cassa Covid sarà gratuita per i datori di lavoro”, aggiungendo che “di più non potevamo fare”.
A fine ottobre si è svolto un incontro di vitale importanza per un Paese democratico, tra governo e parti sociali, nel corso del quale l’esecutivo ha spiegato ai sindacati il piano messo a punto per cercare di sostenere i lavoratori nel pieno della tempesta economica prodotta dall’emergenza Covid. Al meeting hanno partecipato – con il premier Giuseppe Conte – i ministri del Lavoro, dell’Economia e dello Sviluppo economico, Nunzia Catalfo, Roberto Gualtieri e Stefano Patuanelli. Per i sindacati, i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Pierpaolo Bombardieri.
Come scriveva il quotidiano Repubblica alcuni giorni fa, il premier, nel corso dell’incontro, aveva spiegato di aver “fatto di conto” con la Ragioneria dello Stato, per verificare le coperture finanziarie: “Di più non potevamo fare”. Sul piano politico, il governo è convinto di aver raggiunto un buon compromesso: le imprese incassano la gratuità della Cassa; i sindacati l’alt ai licenziamenti fino a marzo. Le settimane di cassa integrazione saranno, alla fine, 18 in totale e andranno a coprire il periodo che va da gennaio a marzo del 2021. Alle attuali 6 settimane di cassa, già decise con il decreto Ristori, se ne sommano dunque altre 12.
Il governo ha, sostanzialmente, accolto tutte le richieste che erano state fatte dai sindacati, dicendosi disponibile – qualora le condizioni dell’economia peggiorassero ancora – a confrontarsi di nuovo con le parti sociali. A cui, però, ha mandato anche un segnale: non chiedeteci di più, perché le casse sono vuote. Soddisfatte le parti sociali, al punto che il leader della Cgil, Landini, si sarebbe detto “senza parole” per aver ottenuto tanto da Roma.
Il governo, insomma, continua a comprare tempo con panni caldi per i lavoratori. Soldi in cassa, però, non ce ne sono: sono tutte misure a deficit che rischiano di non essere comunque sufficienti a coprire tutti i mesi che ci separano dalla “luce in fondo al tunnel”.













