Secondo gli economisti è una buona notizia. I consumatori la pensano diversamente. La faccenda è questa: l’Istat ha corretto al rialzo l’indice dei prezzi portandolo all’1% su base annua. Più di quanto immaginato dagli esperti. Insomma, dopo un periodo di deflazione, staremmo passando a una stagione di lieve inflazione. A chi non è del settore magari tutto ciò potrà sembrare ininfluente, ma possiamo assicurare che l’influenza c’è e potrebbe avere impatto su diversi fattori a cominciare dalla spesa al supermercato. Già, perché se benzina e gasolio salgono del 9 per cento qualche effetto sul borsellino c’è. E altrettanto si registra comprando zucchine e patate, dato che la verdura e la frutta in genere hanno fatto segnare un rincaro del 5,3 per cento. A chi replica che mentre salgono i prezzi gli stipendi rimangono da fame, gli economisti ribattono che un po’ di inflazione fa bene perché mette un po’ di carburante nel sistema. Tradotto: con i prezzi in crescita, prima o poi cresceranno anche i salari. Teoria che certamente ha un fondamento in Germania che ha un’inflazione doppia della nostra ma contemporaneamente registra la più alta crescita degli ultimi cinque anni (+1,9%). Diversa la situazione in Italia dove alcuni milioni di persone faticano a mettere insieme il pranzo con la cena. Ora, con gli stessi soldi, dovranno comprare l’1% in meno di quello che compravano fino a ieri. Ma c’è di più. Finora, pur crescendo meno degli altri Paesi europei ma avendo un debito più alto abbiamo approfittato di una serie di condizioni generali fra cui la politica monetaria di Mario Draghi. In pratica abbiamo risparmiato una montagna di quattrini grazie ai tassi d’interesse al minimo. Ma che succede se l’inflazione comincia a correre e Draghi tocca il costo del denaro? Senza crescita il risveglio dell’inflazione diventerà un grave problema. I prezzi saliranno ma, con disoccupazione alta e salari bloccati, gli italiani saranno sempre più poveri… Sarebbe necessario lasciare andare il cambio e abbassare le tasse. La prima operazione è impedita dall’euro. L’altra dalla Commissione Ue che anzi vuole tasse e tagli di spesa per 3,2 miliardi. In attesa, naturalmente, della maxi-manovra da venti-trenta miliardi prevista per l’autunno. Nessuna speranza finchè resteremo attaccati a queste catene.

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