Che le cose non andassero benissimo lo sapevamo anche prima. Istat, però, oggi lo certifica, pubblicando il report su comportamenti e opinioni dei cittadini durante la seconda ondata pandemica (il documento di riferisce al rapporto dicembre 2020-gennaio 2021). Secondo lo studio dell’Istituto più di un quinto della popolazione (22,2%) ha avuto difficoltà ad affrontare i propri impegni economici, dal pagare mutuo, bollette, affitto alle spese per i pasti, mentre il 50,5% ritiene che la situazione economica del Paese peggiorerà.
“Far fronte alle spese della vita familiare o relative all’attività lavorativa non è stato un problema per la grande maggioranza della popolazione ma la seconda ondata del coronavirus ha messo a dura prova i bilanci familiari – scrive oggi la testata online Taday.it –. È così che in tanti italiani sono dovuti ricorrere ad aiuti economici (prestiti, sussidi pubblici o altro) o alla vendita di beni di proprietà. Uno su dieci almeno secondo quanto indicato dall’Istat.”
Secondo l’Istituto, l’8,6% della popolazione avrebbe fatto richiesta di aiuti pubblici (bonus vari, reddito di emergenza richiesti soprattutto da 25-34enni), il 3,6% ha ricevuto denaro in regalo da parenti o amici, il 2,6% ha chiesto prestiti a parenti o amici, l’1,7% si è rivolto agli istituti di credito, lo 0,7% ha messo in vendita beni di proprietà (gioielli, automobili, appartamenti, etc.). A soffrire di più le difficoltà economiche i cittadini del Mezzogiorno (il 12,8% ha ottenuto aiuti pubblici contro il 4,1% del Nord) e i lavoratori del Commercio e le donne di 35-44 anni. Avere un titolo di studio elevato ha rappresentato un fattore protettivo in tutte le classi di età.”
L’Istat, in sostanza, certifica quello che già sapevamo: mancano i soldi e – dopo un anno di fermo – sono in difficoltà a pagare gli affitti, il mutuo della casa o, addirittura, a fare la spesa. Va tutto bene fintanto che il governo garantisce il blocco degli sfratti (bene per gli inquilini, molto meno bene per chi affitta, soprattutto se contava su quell’entrata per vivere), quello dei licenziamenti e le moratorie sui mutui. Bisognerebbe iniziare a pensare a cosa accadrà quando tutte queste misure di tutela verranno meno. La crisi, potenzialmente, potrebbe travolgere milioni di persone e, parallelamente, affondare il settore immobiliare.
L’onda lunga del Covid, come uno tsunami, ha tutt’altro che finito di fare di danni. E quando arriverà il liberi tutti – se arriverà – ci sarà da gestire molto bene la transizione che dovrebbe portarci al ritorno a una (nuova) normalità.













