Qualche giorno fa è apparso, sulle pagine della testata online Start Magazine, un interessante intervento di Marco Salustri, consigliere nazionale Unimpresa, secondo il quale un taglio indiscriminato e temporaneo dell’Iva produrrebbe un’inutile perdita secca ai danni dello Stato, senza particolari benefici sul volume dei consumi. Allo stesso modo il Governo dovrebbe valutare attentamente la possibilità di raccogliere fondi attraverso una voluntary disclosure che non fosse caratterizzata da un’imposta troppo penalizzante per chi facesse rientrare capitali.
“Le imposte che i contribuenti italiani sono chiamati a versare, tra il 30 giugno e il 20 luglio, rappresentano un altro esempio di confusione del sistema fiscale in essere – scrive Sallutri –. I decreti legge, e gli innumerevoli provvedimenti, che il governo ha varato e si impegna a varare, in tempi più o meno rapidi, rappresentano operazioni settoriali e marginali al fine esclusivo di tamponare una singola emergenza alla volta.”
Il governo, secondo Sallutri, sembra totalmente privo di idee e di risorse adeguate per far fronte ad un crisi epocale. Simile per “strumentalizzazione” è la recente questione che riguarda la proposta del premier Conte di ridurre temporaneamente l’Iva. Questo tema ha sollevato un polverone di polemiche, perché si è concretizzato, al solito, in una proposta, gettata al vento per pura propaganda, senza considerate l’imposta nella sua globalità e nelle sue finalità. “Ridurre di qualche punto l’Iva non avrebbe alcun appeal nei confronti dei consumatori finali, perché non verrebbe percepito come un vero “sconto” fiscale ed i consumi non ripartirebbero come illusoriamente sperato – aggiunge Sallutri –. In sostanza, si concretizzerebbe come una perdita secca per lo Stato, consistente in circa 10 miliardi di euro per un paio di punti percentuali di riduzione, senza alcun vantaggio, reale e immediato, per le imprese e i contribuenti.” Viceversa, il ragionamento che il Governo dovrebbe fare sull’imposta sul valore aggiunto dovrebbe essere totalmente differente. L’Iva, secondo Sallutri, dovrebbe essere modellata attraverso un’analisi ponderata per macro aree merceologiche e la sua riduzione dovrebbe essere raccordata con le imposte dirette e la riforma organica.
C’è poi il tema di una nuova voluntary disclosure , proposta da più parti, per cercare di raccogliere risorse da mettere a disposizione del Paese. “Si può solo sperare in un’imposta molto bassa, affinché abbia il giusto appeal – aggiunge Sallutri –. Un’aliquota medio/alta non aiuterebbe il rientro dei capitali in questa fase congiunturale in cui i contribuenti, anche di fascia medio alta, hanno ridotto perfino il consumo dei beni di lusso! In ultimo il rinvio delle scadenza dei versamenti delle imposte. Questo rinvio è valido solo per i contribuenti soggetti ad Isa (ex Studi di Settore) che vedranno spostato il versamento delle imposte al 20 luglio al posto del 30 giugno. Per gli altri contribuenti si preannuncia un salasso già questo 30 giugno. Un altro provvedimento inutile, questo, perché non darà in nessun modo, alle imprese e ai contribuenti, il tempo necessario per recuperare liquidità, dopo il collasso finanziario dei precedenti mesi. Nemmeno è pensabile un rinvio a settembre o dicembre, dove vi sarebbe un accavallamento tra saldi e acconti d’imposta, Ires e Irpef, nonché dei versamenti delle rateazioni, che aggraverebbero ancor di più la situazione finanziaria delle imprese. Le imposte, inerenti l’anno fiscale 2019, dunque, dovrebbero essere rinviate in toto al 2021, senza ulteriori indugi e senza ripensamenti.”













