Ospitiamo oggi un articolo firmato dal fondatore di questo blog, Ernesto Preatoni, dedicato alla scelta del governo di non rinnovare il voucher vacanze di contiana memoria. Draghi ha deciso di cancellare tante altre cose del precedente governo, così come ha deciso, ad esempio, di sospendere il programma “cashback” l’iniziativa del precedente governo per incentivare i pagamenti non in contante attraverso un sistema di restituzione in denaro di una percentuale di quanto pagato cashless, nell’arco di un semestre. Draghi, pare, non la ami: costa troppo e i rimborsi privilegiano troppo i “ricchi” del Centro-Nord. Ultimamente, poi, si sta scoprendo che il programma sta creando una vera e propria generazione di ludopatici, che puntano al superpremio di 1500 euro dovuto ai 100mila utenti che riescono a registrare il maggior numero di transazioni in un semestre.
Se proviamo a tirare le somme, scrive Preatoni, sembra di capire che Draghi e pure il ministro Franco abbiano deciso di mettere fine alla politica fatta di “mancette” e, a onor del vero, “microtasse”. Mancette che, peraltro, almeno sul fronte del turismo non hanno mai funzionato. Questa mattina mi sono divertito perché, sul Sole 24 Ore, Annarita D’Ambrosio, nel suo articolo, si è peritata di dedicare un intero paragrafo al tema “cosa può aver scoraggiato i fruitori”: “Caricare il bonus innanzitutto era complesso, sostengono in molti, e la procedura interamente telematica, aggiungiamo, limitava l’utilizzo alla popolazione tecnologicamente attiva, escludendo gli anziani che invece avrebbero potuto essere tra i destinatari privilegiati – scrive la giornalista –. Non solo, anche l’individuazione delle strutture dove utilizzarla non era facilitata. Federalberghi ha attivato l’utile sito italyhotels.it. Per il resto su internet, navigando, qua e là, ci sono motori che segnalano le strutture aderenti, ma una maggiore chiarezza sarebbe stata utile. Non solo: una volta riusciti nell’intento di ottenere il bonus, le vacanze, va detto, sono destinate a costare certamente più della somma risparmiata (fino a 500 euro per un nucleo familiare di più di 2 persone) considerando gli spostamenti e le spese per pranzi e cene.”
“In sintesi – scrive Preatoni –: l’idea poteva anche essere buona, ma la realizzazione una vera schifezza. Utenti giovani e capaci (lasciamo stare i poveri anziani) di armeggiare su Intenet hanno perso tempo e pazienza per scaricare un bonus difficile da spendere – non tutti lo accettavano – e dall’importo tutto sommato modesto, dal momento che gran parte degli aventi diritto, anche con quel sostegno, non erano comunque in grado di pagarsi la vacanza (parliamo di famiglie con un Isee al di sotto dei 40mila euro). Secondo le stime ufficiali sarebbero stati 1.885.802 i bonus generati alla data di scadenza del 31 dicembre 2020 per un controvalore economico di 829.431.050 euro; 816.033 quelli sinora utilizzati, meno della metà. Voglio sfruttare le ultime dieci righe di questo pezzo per fare una considerazione: ma se il governo aveva uno o due milioni di euro da destinare al settore del turismo, non poteva immaginare di destinarli direttamente alle imprese che operano in questo settore, dato che questo sembrava essere l’intento del governo?”
“In alternativa – conclude Preatoni, avrebbe avuto più senso fare il famoso “helicopter money”: stabilire che i famosi 500 euro finissero direttamente nelle tasche degli aventi diritto. Sarebbe stato un modo per incentivare la domanda interna e una parte di questa capacità di spesa sarebbe confluita nel settore turismo. Invece, in puro stile italiano, si è deciso per la solita soluzione né carne, né pesce, con l’aggravante che le, poche (perché un milione di euro sono spiccioli per un settore che vale il 6% del Pil), stanziate non sono mai arrivate a destinazione. E questa mi sembra una vera vergogna nei confronti di tutti gli imprenditori che, ancora quest’anno, non riescono a riprendersi perché è saltata l’intera filiera del turismo. Mancano i collegamenti e mancano i soldi nelle tasche dei clienti, altro che voucher.”













